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...E ora parliamo di Kevin

Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film

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Scarlett Blu

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La recensione su ...E ora parliamo di Kevin

di Scarlett Blu
6 stelle

Film coraggioso, non facile, feroce e angosciante che scandaglia i recessi più oscuri dell'essere madre e il rapporto 'conflittuale' tra madre e figlio.
Emotivamente è un film molto lontano dalle mie corde e molti elementi mi hanno disturbato: la freddezza della pellicola, la quasi assenza di sentimenti, o sentimenti forzati, la colonna sonora eccessivamente straniante, volutamente fuori tema e contesto, o almeno così l'ho percepita io.
La pellicola offre un punto di vista davvero inusuale, ma apre questioni profondamente scomode e domande che non trovano facili soluzioni... o forse, come in realtà credo io, le risposte ci sono solo che non le vogliamo vedere, o semplicemente accettare, perchè ci sembrano troppo innaturali e sbagliate.
La maternità, il desiderio di diventare madre, è davvero così naturale come ci viene fatto credere?
E' per tutte le donne, oppure no?
Una frase della protagonista per me è rivelatrice: Eva dice chiaramente, con angoscia e disperazione, ma con l'assoluta consapevolezza di non poter tornare indietro, che 'era più felice prima della nascita di Kevin'.
E si vede per tutto il film che questa donna non è felice di diventare madre, io credo che non abbia mai sentito neppure il desiderio di maternità, (che non è una colpa, è semplicemente uno stato dell'essere che si dovrebbe riconoscere e accettare, per vivere serenamente; il senso di colpa di Eva per me potrebbe avere radici qui.) 
Dunque, il desiderio di maternità resta qualcosa di oscuro per lei, oscurità che si riflette su Kevin con gli esiti che il film lascia presagire ma non mostra.
Eva diventa madre e fa violenza su se stessa, sulla sua natura di donna che forse - inconsciamente? - non vuole avere figli.
E si sente inadeguata, essere madre le appare innaturale; anche con la seconda figlia, non è capace di inventare una filastrocca per giocare con lei, ma copia quella che sente per strada da un' altra mamma che passeggia con la sua bambina.
Eva non riesce a creare un contatto con suo figlio, non trova un canale per arrivare a lui, non ci sono sguardi che collegano le loro anime; anche quando parla con Kevin, pare che Eva non lo stia guardando, cosa che ho sentito molto nella scena finale, dove Kevin appare più smarrito, per la prima volta in tutto il film.
Ora, lungi da me dire che questa sia una regola fissa o una spiegazione alle ragioni del male, che restano oscure e inspiegabili, ma se esiste un legame potente tra madre e figlio che va oltre il cordone ombelicale, attraverso questo legame passa tutto, sentimenti, sensazioni e forse anche desideri inconsci.
Tilda Swinton sa creare un personaggio complesso e straordinario, fragile, che cerca di fare la cosa giusta, di essere una buona madre, ma si trova a confrontarsi con un estraneo, con un ragazzo cattivo forse per natura che al culmine del suo disagio compie una strage senza ragioni apparenti. E alla domanda di lei 'perchè' ? neppure lui alla fine, riesce più a trovarne.
Non ci sono risposte, solo tanti dubbi e i lati oscuri dell'essere umano, dell'essere donna e madre.
Su uno sfondo così la figura del padre è quasi di contorno, estraneo e incapace di comprendere o intuire la realtà che ha davanti.

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