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...E ora parliamo di Kevin

Regia di Lynne Ramsay vedi scheda film

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La recensione su ...E ora parliamo di Kevin

di OGM
8 stelle

L’estenuante frammentazione di un incubo. Di fronte alla tragedia di un massacro operato da un folle, Lynne Ramsay ritrae il dramma di una sola persona: la madre dell’assassino. Un concitato susseguirsi di salti nel tempo riproduce il confuso affollamento dei ricordi, dei rimorsi, dei conti che non tornano. Entrare nella mente di Eva, che ha partorito ed allevato un mostro, significa spezzare il mosaico della realtà nella speranza di poterlo ricomporre in maniera più illuminante. I singoli pezzi, di per sé, non dicono niente: sono episodi in fondo slegati, con un non so che di irrisolto che, nel momento in cui essi accadevano, aveva impedito di collegarli al resto. Per ricostruire il perché occorre ripensare tutto daccapo, anche se, di fronte all’atroce epilogo, il dolore delle vittime fa irruzione nel quadro, moltiplicando le prospettive, e togliendo all’analisi la necessaria obiettività. Forse è vano sperare di venire a capo di una storia rispetto alla quale, comunque la si guardi, non esiste la neutralità. Lo stesso senso di colpa non può essere un prodotto genuino della coscienza, in quanto è contaminato dall’odio degli altri, dalle loro accuse, da un mondo ostile che si manifesta esplicitamente con il colore del sangue. Il terrore non ha logica: non la possiede nella mente individuale che lo concepisce, né, tantomeno, nei molteplici punti di vista di coloro che lo subiscono. La soggettività, con la sua essenza labile ed incommensurabile, regna sovrana, ed impedisce di trarre conclusioni universali e durature: l’istinto esplode, preceduto da segnali che possono indicare tutto e il contrario di tutto, perché tengono a rimanere segreti ed indefiniti.   Kevin, da bambino, impara molto tardi a parlare e a fare a meno del pannolino, però non è affetto da nessuna patologia:   non è sordo, non è autistico, e quindi forse è davvero normale. Eva affronta le sue intemperanze giorno dopo giorno, però non arriva mai a formare un quadro completo della situazione. La donna si lascia tiranneggiare da quel figlio impossibile, che sembra provare odio per lei: lo lascia fare e non sembra in grado di classificare la sua personalità, di prevederne le mosse, o anche solo di riconoscere la sua mano dietro certi fatti inquietanti che avvengono attorno a lei. Il non capire ha come conseguenza l’ignorare: la resa è un temporaneo beneficio per il pensiero stanco di essere confrontato con l’inverosimile. Che, per il cuore materno di Eva, coincide con l’inaccettabile. Impossibile, allora, parlare di Kevin come un tutto, perché l’unico tratto  del suo comportamento ricorrente in ogni caso è la perfidia, tanto ingiustificata quanto assoluta. Così l’evidenza del male e il mistero della follia finiscono, pericolosamente dimenticati, in un vaso di Pandora prossimo a scoppiare. Purtroppo, però, ciò che scacciamo dalla nostra vista ha la tendenza a ritornare, per farsi guardare dritto negli occhi: può essere una conseguenza inequivocabile ed estrema, o – come ci ricorda lo stesso Kevin -  anche l’inchiesta televisiva su un fatto di cronaca, che riscuote successo, perché sono l’orrore e la perversione a fare audience. Il film di Lynne Ramsay scoperchia il terribile vaso, lasciando che ne fuoriescano anzitutto i brandelli di una verità che non voleva rendersi visibile, per non lanciare allarmi, e che anche adesso, a posteriori, risulta indecifrabile. Nessuno, in passato, si è fermato un  momento per parlare di Kevin: forse non sapeva cosa dire, forse riteneva che fosse comunque inutile. Quindi, per Eva, non esistono frasi o pensieri sulla cui traccia poter riallineare, nel giusto ordine, i tasselli  di un puzzle che ormai ha riempito la sua vita di una rabbia infinita e di un immane dubbio. ... E adesso parliamo di Kevin  è memoria ridotta a schegge impazzite, che si inseguono senza un criterio, mentre col tempo svanisce la speranza di risalire al momento in cui qualcuno ha commesso un errore fatale. C’era una cosa di cui ero certo. Ma adesso non ne sono più tanto sicuro.

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