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Faccia di spia

Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Faccia di spia

di Texano98
8 stelle

Giuseppe Ferrara, talvolta chiamato un "allievo" del ben più rinomato Francesco Rosi, viene spesso considerato solamente quando si parla del tardo cinema politico italiano, quello che negli anni '80 lanciava ogni tanto qualche briciola agli spettatori, un triste ricordo del decennio precedente. Ma egli non viene quasi mai citato per il suo secondo lavoro, questo Faccia di spia, un feroce film che attacca frontalmente la Central Intelligence Agency (CIA), decidendo di mostrarci alcuni degli avvenimenti chiave del secolo scorso, nei quali in un modo o nell'altro è coinvolta la famigerata mano dei servizi segreti statunitensi. Baia dei porci, Strage di Piazza Fontana e Colpo di stato in Cile. Un giro del mondo low cost. A guardarlo non avendo alcuna conoscenza storica qualcuno potrebbe pensare ad una storia di fantasia per quanto sono efferati gli atti messi in mostra, ma purtroppo quella mostrata è (almeno in parte) la realtà. Un film più unico che raro, che unisce scene di fiction interpretate da attori pregevoli come Mariangela Melato e Ugo Bologna (con un naso postumo per avvicinarsi ad Allende!) a filmati di repertorio, i quali sono a loro volta in parte fittizi e desaturati/sporcati in fase di montaggio. Quello che si potrebbe dire un mondo movie insomma, ma carico questa volta di un intento politico chiarissimo, praticamente didascalico. Ferrara non lascia alcuno spazio al dialogo, la sua tesi è assolutista: gli Stati Uniti sono un cancro per la democrazia alla stregua di qualsiasi altra dittatura; egli si spinge a mostrare delle scene di tortura impressionanti (ancor più impensabili considerando l'anno di uscita), portando il cinema impegnato politicamente a scontrarsi con quello solitamente considerato "di cassetta", l'exploitation. Un film senza freni, intriso di un coraggio ormai perso, forse proprio a causa dello svanimento di una grande forza politica d'opposizione nel nostro paese; proprio per questo si perdona al film di Ferrara qualche bandiera rossa di troppo o un Che Guevara sempre dolce e grazioso con chiunque. Così una giornata a Wall Street si svolge in contemporanea a un massacro di lavoratori in Guatemala, e dei corpi vengono trivellati mentre si instaura a colpi di fucile una nuova "democrazia" da qualche parte nel mondo. Inquadratura finale a dir poco inquietante: del sangue disegnato scende a rivoli dalla cima delle torri gemelle, ventun'anni prima dell'11 Settembre. 

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