Regia di Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Lina Wertmüller, Francesco Rosi, Franco Zeffirelli, Mario Monicelli, Mauro Bolognini, Ermanno Olmi, Alberto Lattuada, Giuseppe Bertolucci, Mario Soldati, Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Dodici documentari di una decina scarsa di minuti ciascuno, a cura di tredici (e non dodici: i Bertolucci sono due!) illustri registi italiani, per raccontare pregi artistici e bellezze della nazione. E’ un’idea che andava realizzata perché istruttiva, prestigiosa, necessaria: e invece si è ridotta ad un semplice prodotto di propaganda turistica in vista dei mondiali di calcio del ’90. Peccato, perché i brandelli sono interessanti – tutti, quale più e quale meno – e l’eterogeneità del lavoro consente allo spettatore di mantenere l’attenzione lungo l’intero arco del centinaio di minuti. Lizzani, Monicelli, Pontecorvo e Bolognini (e, già meno, anche Lattuada) scelgono la via del commento parlato, nel più classico stile didattico della forma-documentario; Antonioni ammira in silenzio, anche Olmi rimane rispettosamente distaccato dalle magniloquenti immagini; Mario Soldati ci racconta – affidando la regia al figlio – di una Torino popolare e vivace; i fratelli Bertolucci escogitano un nascondino fra due bambini che percorrono le vie e i palazzi del centro bolognese, mentre Zeffirelli dimostra infine di non aver capito niente del progetto e si mette a parlare del calcio fiorentino, come se l’obiettivo, appunto, fosse quello di mostrare il rapporto fra Italia e pallone. 7/10.
Gli affreschi michelangioleschi di Roma (Antonioni), i vicoli di Bari (Wertmuller), i portici di Bologna (fratelli Bertolucci), la terra di Cagliari (Lizzani), il porto di Genova (Lattuada), il Duomo e la Scala di Milano (Olmi), il calcio medievale di Firenze (Zeffirelli), il golfo di Napoli (Rosi), il mercato di Palermo (Bolognini), la gente di Torino (Soldati), i vigneti di Udine (Pontecorvo), le statue di Verona (Monicelli).
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