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Le amiche della sposa

Regia di Paul Feig vedi scheda film

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La recensione su Le amiche della sposa

di mc 5
6 stelle

Imbarazzo e disagio. Ora cercherò di spiegare perchè sono in lotta con me stesso. Premessa: c'erano due ordini di motivi (peraltro di segno opposto) che tenevano alto il mio livello di attenzione per questo film. Quello negativo porta il nome di Judd Apatow, produttore dell'opera nonchè mia bestia nera cinematografica conclamata (assieme a Michael Bay). Tuttavia questo elemento sicuramente negativo era compensato da un altro che mi coglieva piacevolmente di sorpresa e che mai mi sarei aspettato. Mi riferisco alla presenza, addirittura nella veste di protagonista, di un'attrice che ho scoperto di recente e di cui sono diventato nel giro di pochi mesi un acceso fan e sostenitore. Tutto ebbe inizio pochi mesi or sono, quando ebbi modo di vedere l'ottimo "Paul", scritto ed interpretato dalla brillante coppia inglese Simon Pegg/ Nick Frost. Ebbene, quella pellicola resterà per sempre fissata nella mia memoria cinefila per via di un personaggio femminile strepitoso, vale a dire una ragazza fortemente plagiata dal padre e vittima di un curioso fanatismo religioso, al punto da indossare una clamorosa t-shirt raffigurante Gesù Cristo (con pistola fumante in mano) che fa un buco nella testa a Darwin(!!). Quella ragazza aveva il volto stupendamente impacciato di Kristen Wiig. Fu subito colpo di fulmine. E nei mesi a seguire non avevo fatto che sperare di ritrovare quel viso coinvolto in qualche nuovo progetto. Fino a quando non è arrivata una doppia doccia fredda. 1) la Wiig stava per rientrare alla grande in una grossa produzione curata nientemeno che dal mio detestato Apatow  2) il film in questione era co-prodotto dalla stessa Wiig assieme al maledetto Apatow. A questi due duri colpi aggiungiamo poi che ho scoperto (tardivamente) che Apatow in passato aveva già coinvolto la Wiig in altre sue produzioni e regie. A quel punto dire che mi sentivo scombussolato è perfino poco, non capacitandomi di come un'attrice geniale come quella fosse da anni in combutta con un cineasta di cui ho sempre pensato tutto il male possibile. Diciamo subito che la visione del film si è rivelata in buona parte una delusione, fatta salva però l'eccezionale performance di una Kristen Wiig sempre più clamorosamente brava. La delusione è poi particolarmente dolorosa se consideriamo che il copione è stato in parte scritto dalla stessa Wiig, che è qui co-sceneggiatrice. Va detto che il film sta riscuotendo nelle nostre sale un grande consenso di pubblico, a cui fa eco un valutazione entusiasta da parte della critica. In sala ho visto il pubblico che si spendeva in risate fragorose ed esultazioni assortite. Ed è allora evidente il mio stato d'animo, confuso e frustrato dal non riuscire a catturare un "senso" che invece sembra travolgere la gran parte del pubblico. Naturalmente ho provato a darmi una spiegazione, con qualche timida e vaga risposta. Guardandomi intorno in sala, ho riscontrato una pesante prevalenza femminile, per lo più gruppetti di sole donne. E questo era anche scontato: bastava dare un'occhiata al cartellone del film, raffigurante questo vispo manipolo di "bad girls" che ammiccano tra il grottesco e il comico popolare. Ma prima di riprendere e sviluppare questo discorso di un'ottica tutta al femminile, c'è una novità da segnalare. Sorpresa. Il film non sembra affatto una delle abituali produzioni "by Apatow". Sì, vengono rappresentate molteplici situazioni piccanti e il linguaggio si fa qua e là pepato (ma neanche tanto, poi) tuttavia è assente quell'animaccia malefica e cinica che contraddistingue l'universo apatawiano, qui anzi sostituita da una vaga inclinazione alla ricerca del lieto fine. Ma c'è di più. La pellicola possiede a tratti uno spirito intimista e malinconico che la avvicina idealmente alle produzioni da Sundance festival (fateci caso: appena la vicenda cala di ritmo e subentra un siparietto riflessivo ecco che scatta il classicissimo brano cantautorale di stampo inequivocabilmente indie-folk). Fermo restando che il film è costellato di momenti indiavolati ed accelerazioni comiche improvvise e travolgenti. Certe gag sono davvero esilaranti. E qui sta il punto. Che io mi sento imbarazzato a dire che mi ha deluso un film che oggettivamente mi ha divertito. Potrei anche dire che la Wiig ha (co)scritto un film piuttosto "piacione". Scritto con attenzione ad indovinare ciò che può piacere ad un pubblico vasto (missione compiuta, il film è stato premiato dagli incassi), ma anche dotato di quell'intelligenza che lo ha fatto gradire a qualche cinefilo e alla totalità della critica. Cosa c'è che non va allora? Io trovo che questa "ottica al femminile" che domina tutto il film dalla prima inquadratura all'ultima, sia tutto sommato piuttosto scontata. Non c'è dubbio che questo film sia prima di tutto un'opera scritta, vissuta e raccontata "dalla parte delle Donne". E proprio qui nascono le mie perplessità. Chi mi conosce personalmente sa quanto io adori le donne, e ho sempre sostenuto che esse superano largamente noi maschi in fatto di coraggio e di resistenza nell'affrontare le difficoltà della vita. Ciò detto, trovo però incongruo, oggi, 2011, costruire un'opera (ancorchè comica, ironica e simpatica) tendente ad idealizzare lo spirito "giusto" e pieno di risorse delle donne contrapponendolo a figure maschili di coglioni, vigliacchi e irresponsabili (anzi: proprio stronzi), come il personaggio "sciupafemmine" descritto nel film. Io non nego che che esistano anche uomini simili, ma faccio notare alla cara Wiig che nella realtà esistono anche donne altrettanto stronze e furbe che sfruttano la propria avvenenza e "usano" gli uomini e poi li "fottono" (in senso metaforico e anche letterale). Quanto poi all'altro unico maschio presente nel film (un poliziotto tanto buono e sensibile!) beh, a me è parso anche peggio del suo rivale, nella propria dabbenaggine da ometto mediocre...anzi aggiungo che questo poliziotto mi è sembrato una clamorosa timida variante di Forrest Gump!!! E se posso fare una considerazione che va a pescare nella mia memoria di "anziano", questa ironia (e auto-ironia") tutta "al femminile" la esprimeva già qualche decennio fa (sia nei concetti che nelle posture) la nostra Siusy Blady nelle sue apparizioni televisive e nelle sue rubriche sui giornali (senza bisogno di Apatow e di Hollywood). Prima di passare alla vicenda e al cast, consentitemi una personalissima riflessione. Dalle ultime commedie targate USA trionfanti al box office, pare che gli americani abbiano una fissa ossessiva per tutto ciò che concerne il "prima" e il "durante" del rito del matrimonio, dalle deliranti feste di addio al celibato fino alle insopportabili cerimonie in stile Las Vegas con tanto di spettacolini pop e fuochi d'artificio (mi intendo poco di matrimoni e posso sbagliare, ma noi italiani su questo terreno siamo per fortuna ancora indietro). Riassumendo. Annie è una donna in crisi. Ha appena chiuso una fallimentare esperienza di commerciante nel settore dolciario. Viene usata da un cretino che si crede un grande amante solo per sfogare le voglie del suddetto imbecille. Ritrova per caso una vecchia cara amica che le chiede di farle da damigella d'onore al suo imminente matrimonio. E i preparativi per la cerimonia la portano a conoscere una nutrita serie di amiche della sposa. E quest'ultimo assortimento di caratteri femminili costituisce poi la "polpa" del film. Ah, dimenticavo: alla faccia dell'amante cinico di cui sopra, la nostra Annie "svolta" quando conosce un poliziotto forse un pò ordinario e limitato ma tanto gentile e "brava persona", col quale scocca la scintilla galeotta. I due attori (Jon Hamm è l'amante bastardo e Chris O'Dowd è il poliziotto buono) hanno il fisico del ruolo e sono assolutamente calati nei due rispettivi personaggi. E veniamo all'esercito femminile...Rose Byrne (bella da far spavento) è perfetta nel ruolo della "signora perfettini", quella che non ha mai un capello fuori posto, quella che primeggia sempre...e anche la dinamica con cui viene raccontato il percorso umano del personaggio non è affatto male. Maya Rudolph l'avevo ammirata (e apprezzata) nel tenerissimo ruolo della mammina incinta in "American life" di Sam Mendes, ma qui l'ho trovata termendamente sciocchina, in un ruolo sciapo e incompiuto, il cui vuoto di carattere viene compensato da una quantità di faccine e facciotte, smorfiette e mossette. Una nota particolarmente affettuosa per la compianta splendida Jill Clayburgh, che suppongo sia venuta a mancare poco dopo le riprese del film. E veniamo a quello che si sta delineando come un autentico caso cinematografico, Melissa McCarthy. Costei interpreta un ruolo di donna alquanto sovrappeso, aggressiva, con qualche tratto di ninfomania, e con una fissa per gli agenti segreti...insomma una tipa decisamente sopra le righe. L'attrice, indubbiamente portatrice di una vis comica piuttosto vivace, sta facendo crollare dalle risate ogni sala dove il film viene proiettato. Eppure io avrei qualche dubbio su un personaggio scritto col chiaro intento di "vincere facile" e senza alcuna percezione di renderlo un minimo credibile. Per far ridere fa ridere, ma lo trovo troppo scontato nella sua estrosa aggressività. Ma è inutile discutere: evidentemente a Hollywood personaggi di questa risma sono popolari fra i produttori (basti pensare al corrispettivo maschile barbuto di "Una notte da leoni"). E per ultima, vera ciliegia sulla torta, la meravigliosa Kristen Wiig, alla quale perdòno qualche banalità della sceneggiatura. Oltre al suo provato talento d'attrice, anche il suo aspetto gioca a mio avviso la sua parte: una bella signora bionda con un nasino "a patatina" che dà al suo bel viso un qualcosa di "umano" proprio perchè imperfetto. Da lei mi attendo interpretazioni eccellenti, e non necessariamente solo commedie. Qualche critico ha evocato gloriosi riferimenti a George Cukor o a Blake Edwards. Io volerei molto più basso. Siamo più modestamente dalle parti di serie tv quali "Sex in the city" oppure "Desperate housewives". Commedia decisamente sopravvalutata, seppur divertente e benissimo recitata.
Voto: 7 

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