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Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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La recensione su Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

di giorgiobarbarotta
6 stelle

Come riempire gli occhi ma non il cuore. Jackson si conferma grande condottiero al comando delle sue armatissime truppe tecniche. Sul fronte narrativo tentenna e incespica per l'idea di partenza: confermare il format della trilogia senza averne sufficiente materiale. Manca la polpa, insomma. La storia non è quella articolata e densa del celeberrimo Signore Degli Anelli. Qui ci sarebbe meno da dire, o almeno ci sarebbe da dirlo meglio. I nani sono tutti personaggi spalla, non a caso la loro goffa comicità è quasi disneyana, il loro re che verrà non ha lo spessore nè (concedetemi il giochino) la statura di un eroe epico, drammatico e romantico alla Aragorn/Granpasso. Ok, il confronto tra le due opere è un punto di partenza probabilmente sbagliato, però sorge spontanea una domanda: perché il regista ricalca pressoché totalmente le tracce de La Compagnia, primo episodio del precedente trittico? Piace rivedere all'opera Gandalf, Galadriel, Eldron (pur se invecchiati e quindi un pelino inverosimili perché siamo indietro di sessant'anni rispetto alla saga originale) e altri protagonisti del racconto di qualche anno fa, ma è tutto un algido dejavu senza grande sostanza nè spinta. La pappa è sempre la stessa. In tal senso la parte di Gollum è ciclostilata e non aggiunge o introduce nulla a quanto già noto. Il coraggio e la voglia di mettersi in gioco dell'autore neozelandese dove sono finiti? Ecco dunque una ricca e sfarzosa striscia dove i nostri si muovono da una sequenza all'altra come figurine imbrigliate negli schemi di una seriale battaglia che si reitera senza avere all'orizzonte un vero nobile obiettivo, motore del racconto. Non me ne vogliano i nani e la loro dimora perduta. Si percepisce persino il fantasma del Fauno di Del Toro, sopravvalutato e barocco. Restano gli occhi pieni di spettacolari messinscena, in primis gli stupefacenti giganti di roccia e la magnifica scena finale col salvataggio in estremis delle aquile amiche. Ma non è abbastanza. Dimenticavo: lo scompiglato Radagast il Bruno ci regala qualche sprazzo di lisergica simpatia.

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