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Melancholia

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Melancholia

di champagne1
9 stelle

Diviso in due capitoli, dedicati a due sorelle, ma con una continuità solo cronologica tanto da rendere questo film "doppio" perché parla di due storie e situazioni in realtà diverse.

Nella prima parte si narra della festa di nozze di Justine e della sua apparente felicità prima che parenti, amici e il datore di lavoro non contribuiscano a far riemergere dubbi e perplessità sul significato del gesto che ella ha appena compiuto.

Nella seconda parte è la sorella Claire a manifestare l'ansia per un fenomeno astronomico tanto spettacolare quanto minaccioso: il pianeta Melancholia che si avvicina pericolosamente all'orbita terrestre tanto da stimolare previsioni apocalittiche nonostante le rassicurazioni degli scienziati. In questo contesto vissuto con gioia dal marito di Claire e dal loro figlioletto per un'esperienza esaltante e unica a memoria d'uomo e con angoscia da chi si lascia prendere dalle previsioni catastrofiche, si staglia la calma glaciale di Justine in preda ad una fase depressiva/apatica dopo gli eventi successivi al suo matrimonio.

Pare che Von Trier avesse concepito il film per mostrare che soffrire di depressione assicuia la calma nei momenti di panico collettivo, aiutando le persone a  non perdere la testa sulla base della convinzione che niente di peggio può succedere a chi - da depresso - convive costantemente con l'idea di fallimento, di perdita o di morte. Un'esperienza che egli probabilmente deve avere vissuto in prima persona, nella fase acuta della sua patologia psichiatrica.

Scrivendo un copione su questo tema (e pensando inizialmente a scritturare Penelope Cruz), la penna gli è poi "sfuggita" fino a creare anche un antefatto che è legato solo sommariamente alla storia principale e serve semmai a introdurre l'osservazione del cielo e le perturbazioni che l'arrivo di Melancholia comincia a produrre.

Con una introduzione iniziale basate su scene di grande senso estetico, che appaiono come novelle forme di pittura e competono su quelle ottenute col pennello, in un scenario della campagna svedese rassicurante e aristocratica, il Regista ci mostra l'idea che sta dentro il film: quella della distruzione, che può avvenire per mano propria o altrui, ma che nella vita può realizzarsi in modo tanto spettacolare che travolgente.

E' un  Lars Von Trier che si conferma profeta del nichilismo, ma capace di creare atmosfere rarefatte e surreali che attivano nello spettatore una sensazione di angoscia mista ad una incomprensibile dolcezza quando si arriva ad accettare l'ineluttabilità degli eventi.

Grandissima prova recitativa di Kirsten Dunst in un ruolo drammatico, ma ogni ruolo è stato interpretato dal cast con grande convinzione.

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