Regia di Lars von Trier vedi scheda film
"È con infinita agape, molto più che schopenhaueriana, che ho compreso, senza per questo immedesimarmi, di essere di fronte a una platea di morti."
Parto, come sempre, dal presupposto che ognuno di noi, in un'opera, ci può vedere quel che gli pare e che l'autore della stessa, eventualmente, può solo confermare o meno tale visione ma non confutarla, in quanto soggettiva, o addirittura, in taluni casi, anche più oggettiva della sua, dichiarando, casomai, quale fosse la sua reale intenzione mentre creava.
Non a caso, nel corso degli anni abbiamo assistito a radicali cambiamenti d'interpretazione con relative rivalutazioni: partendo da Totò (giustamente), passando per Nino D'Angelo (grazie a un noto e stimatissimo critico il quale, all'epoca, incalzato dal mio sarcasmo e conoscendo la mia passione per la musica ebbe a dirmi che, secondo lui, non solo i film del biondo – imparruccato - partenopeo meritavano una totale riabilitazione, ma che il buon Nino era, cito testualmente, il James Brown italiano. La mia sonora, spontanea risata e il consiglio di seguitare a occuparsi di Teatro, Cinema e Letteratura, lasciando ad altri, più competenti, le questioni musicali, chiusero definitivamente l'argomento), fino ad arrivare proprio ai film dei Vanzina, oggi rivalutati in quanto “feroce critica all'edonismo reaganiano”, “impietosa e lucida rappresentazione di un Paese allo sfascio”, ecc.
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Manca di testo; praticamente l'intera opinione.
Complimenti ai gestori del sito, palesemente improvvisati sia come critici cinematografici che come website builder.
Patetici.
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