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Midnight in Paris

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Midnight in Paris

di luisasalvi
9 stelle

Vorrei dire che è il primo film “realistico” di Allen, in quanto descrive visivamente la “realtà” (sua) che nella maggior parte dei suoi film era solo suggerita: il fatto che lui (il protagonista maschile, di solito Allen stesso, talvolta una controfigura) vive come trasognato mentre la sua testa è altrove, in altri tempi e luoghi: tornando al quotidiano, si giustifica dicendo o lasciando intendere di aver scherzato, come dice qui, quando rientra dal passato in cui viene trasportato ogni notte a mezzanotte, l’ora in cui finisce la favola e Cenerentola torna alla “realtà”. Anche Gil, il protagonista del film, entra nel suo “vero” mondo, che lo cattura sempre più, finché decide di non tornare in America con la fidanzata e al suo lavoro, e resta a Parigi… Per Cenerentola il passaggio avviene una volta sola, poi il sogno diventa realtà e non sappiamo come finirà.

Per Allen, complesso e complessato intellettuale moderno, le cose non possono essere così semplici; torna più volte in quella “realtà”, che è (stata) effettivamente una realtà, molto più di quanto non sia la squallida quotidianità di un probabile matrimonio con una ben educata figlia di un classico ricco repubblicano che lui riconosce come criptofascista; la realtà degli anni venti che lui vive di notte è più autentica (e più vera) di quella raccontata con pedanteria da Paul, l’amico di famiglia, già smentito da una guida turistica (Carla Bruni) a proposito della vita di Rodin.

Nei suoi ritorni al passato Gil finisce per innamorarsi di Adriana, che a sua volta sogna la Belle Époque come età dell’oro; e insieme ci arrivano, nel Maxim’s, con nuovi incontri; passaggio istruttivo, che aiuta Gil a capire (e spiegare ad Adriana per far capire a noi) che l’età dell’oro è un sogno falso, che ogni epoca ha vissuto pensando a un altro periodo precedente, mentre si tratta di imparare a vivere nel presente la propria età dell’oro. Molti critici non devono aver ascoltato questa spiegazione e leggono come tema del film proprio l’evasione nell’età dell’oro, senza poter spiegare la decisione finale di Gil, di non tornare in America ma senza tornare al consueto appuntamento con il passato: questa volta a mezzanotte passeggia su un ponte (sotto cui passa la Senna…) e incontra una ragazza contemporanea, Gabrielle, la negoziante del mercatino delle pulci con cui aveva parlato di Cole Porter ascoltandone un disco.

Ma mentre si allontanano sotto la pioggia (che arriva opportuna a festeggiare il loro incontro, dato che entrambi amano girare per Parigi sotto la pioggia), risulta che il vestito di Gabrielle resta asciutto mentre quello di Gil si inzuppa: a suggerire che anche questo incontro è solo immaginato da Gil. Tanto per ricordarci che ogni interpretazione può essere contraddetta; non perché tutte siano lecite, come vorrebbe il New Criticism, bensì perché ognuna può essere sbagliata.

Aggiungo qualche altra considerazione buona per suggerire o smentire qualche interpretazione: Provaci ancora Sam (nell’originale Play it again, Sam, cioè “suonalo ancora, Sam”), non è stato il primo film di Allen (né è stato diretto da lui, bensì da Ross), ma era già una commedia di Allen del 1969, al tempo dei suoi primi film; il titolo era un esplicito riferimento a Casablanca, in cui i protagonisti ricordano Parigi come la loro irripetibile età dell’oro; nel film di Allen il protagonista, Allan (nella versione italiana Sam), riceve consigli da Bogart (il protagonista di Casablanca) per superare la propria ansia e conquistare qualche ragazza; finisce per conquistare proprio la moglie del suo amico, cui alla fine rinuncia con un finale ripreso da Casablanca. Qui invece… O come qui?..

A proposito del matrimonio di Rodin con Rose, sepolti insieme e sulla cui tomba è posta la scultura del pensatore di fronte alla quale il pedante Paul è contraddetto dalla guida turistica a proposito del matrimonio di Rodin con Rose (negato da lui e affermato da lei), Gil conferma la versione della guida, citando una voluminosa biografia di Rodin; “ma quando l’hai letta?”, gli chiede la fidanzata, e lui “perché mai avrei dovuto leggere una biografia di Rodin?”. Non è solo una battutina come quelle dei primi o degli ultimi film di Allen, è un rifiuto della pedanteria e prepara le successive correzioni che Gil farà al pedante Paul in base alla propria esperienza personale di incontri con i personaggi di cui si parla. Perché la frequentazione amorevole con autori o artisti li rende familiari e ben noti, assai più di ogni documentazione “storica”, che rischia di non essere attendibile: come risulterà del suo rapporto con Adriana, narrato da lei ma non avvenuto…

Qualche considerazione sulle immagini iniziali di Parigi, da cartolina vistosamente modesta e convenzionale (ma una, sui tetti dai comignoli rossi, mi ha piacevolmente sorpreso): è già un prenderne le distanze, anche se per ora non si capisce se l’ironia, evidente, riguarda la nostalgia di Allen stesso e del suo alter ego Gil, o l’ammirazione convinta della fidanzata e dei presunti futuri suoceri americani.

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