Regia di Woody Allen vedi scheda film
Pur non volendo capita ogni tanto di venire influenzati da qualche frase o spezzone di recensione troppo lusinghiera nei confronti di un'opera cinematografica o, al contrario, da qualche sonora e sintetica stroncatura. Ammetto dunque di aver risentito nell'approcciarmi a questo ultimo Allen della definizione di "il peggior lavoro del maestro newyorkese", captata chissà dove. Niente di piú falso. Mezzanotte a Parigi è un film simpatico, divertente e persino sorprendente nel suo giocare a dama con la fantasia, la leggendaria vita artistica della città romantica e dei sogni per eccellenza e le imperiture correnti dell'amore, odierno o del passato poco importa. Borghesia americana fatta a fettine, luoghi comuni, nevrosi, debolezze e tante garbate carinerie da commedia dosata e ben equilibrata dal regista americano. Sottotitolo: un americano a Parigi. Irresistibili Hemingway, Scott e Zelda Fitzgerald, Picasso, Dalí e Gertrude Stein in un gioco al personaggio storico in qualche modo attualizzato e umanizzato fonte di sorriso a ripetizione. Finale che rifugge tutto il discorso onirico per ritornare ad impadronirsi di una realtà molto piú a portata di mano di quanto sembrasse a inizio pellicola allo sballottato protagonista, l'ennesimo alter ego dello stesso Allen, sulla scia di tanti suoi precedenti capitoli.
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