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Captain America. Il primo Vendicatore

Regia di Joe Johnston vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Captain America. Il primo Vendicatore

di scandoniano
4 stelle

Scartato per l’asma e soprattutto per il fisico rachitico in un periodo in cui gli Stati Uniti arruolavano chicchessia, il giovane Steve Rogers (Chris Evans) cede alla proposta del Dr. Eskine (Stanley Tucci), che lo sottopone ad un esperimento epocale, pur di entrare nell’esercito. Diventato un superuomo (il riferimento all’ideale nazista è tutt’altro che casuale), Rogers prende il nome d’arte di Captain America, un soldato 3 o 4 volte più forte e veloce di tutti gli altri. Le forze del male, impersonate dal perfido Johann Schmidt (Hugo Weaving), saranno ostacolate dal nuovo supereroe e dal suo celeberrimo scudo. Joe Johnston dirige l’ennesimo adattamento di un fumetto Marvel. Forse, ed era un primato difficile da raggiungere, il film sui supereroi con gli effetti speciali più sconvolgenti di tutti. Il problema è che oltre questo invidiabile primato, il film di invidiabile non ha nient’altro! Sono tali e tante le castronerie, le incongruenze e le assurdità, da far impallidire il protagonista di “Mission: impossible 2”, che spara al nemico piroettando attorno ad una pistola lanciatagli da lontano e lo sceneggiatore dell’apocalittico e inattendibile “2012”. Il cast è ben amalgamato: Tommy Lee Jones, Stanley Tucci, Hugo Weaving e lo stesso Chris Evans fanno il loro dovere, ma il film sembra un prodotto anomalo, nato sia per non scontentare gli amanti del supereroe con lo scudo, sia per creare l’ultimo importante tassello nello scacchiere che verrà mostrato in “The Avengers”, il film che riunisce tutti i supereroi Marvel sotto la guida di Nick Fury (Samuel L. Jackson), non a caso il titolo originale è “Captain America – The first avenger”. Sul piano della rappresentazione l’inverosimiglianza impera, tanto che ad un certo punto non si parla più di Hitler, ma Johann Schmidt/Teschio Rosso è talmente malvagio da averlo fagocitato, cancellandolo dalle scene: gli Stati Uniti d’America combattono un uomo arrogante ed il suo sparuto sèguito, piuttosto che il criminale di guerra più sanguinario della storia del mondo. Il finale si confonde con quello di “Iron Man”, con l’onnipresente Nick Fury a chiarire il futuro a Steve Rogers e a tutti gli spettatori (secondo uno stile già visto nell’”Hulk” di Leterrier: i capi arrivano sulla scena e lanciano il cliffangher per il prossimo film). Almeno però Johnston riesce a rimanere coerente con se stesso e col personaggio, traghettando il puro di cuore alla fine della battaglia più dura senza “trasformarlo” e donandogli una morte (presunta) in linea col suo modus vivendi . “Captain America – Il primo vendicatore” è una pellicola che trasuda nazionalismo molto più che l’originale striscia di fumetti (che pure uscì nell’epoca di massimo imperialismo statunitense, in cui gli americani si autoproclamarono ago della bilancia di qualsiasi conflitto mondiale). Tuttavia dell’idealismo (a profusione) e della critica (a senso unico) il film se ne infischia (tanto che il superbuono, scheletrico e malaticcio perdente diventa protagonista del più classico American Dream!). Il destino del suo protagonista è la perfetta allegoria del film stesso: fino a che Rogers non ne aveva i mezzi, il fatto di rimanere illibato era una condizione plausibile, ma quando il fisico e il ruolo glielo consentono appare assurdo che, tra infermiera ninfomane, collega che pende dalle sue labbra e fan in visibilio, il buon Steve non abbia trovato il tempo per dedicarsi ad una sana, liberatoria avventura sessuale. Ecco perché è da considerarsi inspiegabile come un film con queste potenzialità si sia ridotto ad un mero esercizio di stile cinematografico, non arrivando a “consumare” con lo spettatore quel liberatorio rapporto fisico che era invece negli intenti. Insomma, il film non “penetra” nello spettatore, non lo ammalia, non lo “possiede” mai fino in fondo; rimane il succedaneo malcreato di un capitolo cinematografico che si accontenta di traghettare i maniaci del genere verso la succitata summa di tutti gli sforzi cinematografici Marvel. Piccola nota su Hugo Weaving. Subentrato a riprese iniziate a causa dell’inadeguatezza del suo predecessore, l’ex agente Smith di “Matrix” (quasi omonimo del personaggio che interpreta qui) è l’antagonista di Captain America, e per tanto, per l’ennesima volta in carriera, è oggetto di una sferzante trasformazione fisica (come già nella trilogia dell’anello),ma stavolta addirittura in maschera, come avvenne per il fortunato “V per Vendetta”, in cui impersonò Guy Fawkes.

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