Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Dopo il deludente quarto capitolo di Indiana Jones, un colpo ferale per tutti gli amanti del famoso archeologo, il vecchio Spielberg ritrova se stesso e lo fa tornando alle origini del suo cinema, a quella visione sognante e spensierata ma anche ricca di azione e spettacolo che da sempre lo contraddistingue.
E questo è un bene perché il regista dimostra di essere ancora capace di emozionare il suo pubblico, di coinvolgerlo in grandiose avventure, trascinandolo dentro un universo fantastico che appassiona dal primo all’ultimo minuto.
Novità assoluta è la dimensione animata, variante inedita che ben si adatta a questo progetto accarezzato per molti anni e finalmente realizzato con la collaborazione di Peter Jackson (in produzione), il personaggio di Tintin creato dal fumettista Hergè nel lontano 1929 aveva infatti già nel suo dna tutte le caratteristiche ideali per entrare nel mondo Spielberghiano, in primis una classicità marcata.
Tanto è vero che Spielberg ce la rende su schermo come meglio non si potrebbe, rispettando la leggerezza dei personaggi e il loro umorismo d’annata, senza perdere di vista il gusto per l’avventura e il piacere d’intrattenere con la consueta maestria.
Le avventure di Tintin – Il segreto dell’unicorno è un film che piace per la sua semplicità testuale e per il gusto retrò dell’universo rappresentato, il tutto inserito in un contesto estetico che più avanguardistico non si potrebbe, con al centro le meraviglie del motion capture e una regia vorticosa che più di una volta ci lascia a bocca aperta, completamente travolti dalla bellezza delle sequenze che ci scorrono davanti agli occhi.
Tecnicamente un film notevole ma a ben vedere non poteva essere altrimenti, pochi registi come Spielberg sanno gestire i tempi e la composizione ritmica di una scena, pochi sono in grado di avere il pieno controllo dello spazio in relazione alla macchina da presa, inutile stare qui a ricordare quanto di eccellente è stato fatto in passato.
E il regista americano non si smentisce, perché il mezzo di rappresentazione non pone limiti, la dimensione animata essendo immateriale non mette paletti e tutto è possibile nel vasto territorio dell’immaginazione; per cui ce solo da mettersi comodi e godere delle numerose sequenze spettacolari, che sono travolgenti nella loro geometrica costruzione oltre che pienamente funzionali al contesto della storia.
Con Tintin sono 107 minuti di divertimento, come chiaramente si è divertito Spielberg a girarlo, sperimentando nuove soluzioni visive e giocando con le citazioni, che sono omaggi al vecchio cinema d’avventura ma anche riferimenti al suo immaginario filmico, il tutto inserito in un contesto che miscela perfettamente vecchio e nuovo, con grande perizia tecnica e classe non comune.
Voto: 7.5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta