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Le avventure di Tintin. Il segreto dell'Unicorno

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Le avventure di Tintin. Il segreto dell'Unicorno

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dio solo sa quanto ci sia mancato Spielberg da quando è diventato grande (diciamo da Schindler’s List in poi). Il suo Tintin, da questo punto di vista, ti fa sentire come se Cruijff o Falcão o Platini riprendessero gli scarpini appesi al muro per far vedere di nuovo a tutti cosa significa giocare. La perfetta scansione di montagne russe e humour, l’azione liquida e onnivora che si lancia in ogni direzione come una goccia di mercurio in un labirinto di Escher, la cinegenia del mondo allo stato puro: l’infinità dei giochi di luce sulla superficie dell’Oceano, le chiglie che solcano l’acqua, i biplani in fiamme che si schiantano sui deserti, i castelli spettrali, i tesori sui fondali e la brezza che scompiglia leggiadra il ciuffo di rame sulla fronte di Tintin. Non manca una poderosa battaglia tra velieri in fiamme in un mare in tempesta che non s’era mai vista, né al cinema né nei fumetti. Certo, l’autore di I predatori dell’arca perduta dovrebbe sapere meglio di chiunque altro che i migliori film dai fumetti sono quelli tratti da fumetti che non esistono e i puristi avranno sicuramente qualcosa da ridire sul fatto che l’iperrealismo della Computer Generated Image renda poca giustizia al tratto stilizzato del creatore della “linea chiara”, il belga Hergé, considerato il più “giapponese” tra i disegnatori di fumetti occidentali per l’estrema semplicità delle figure e la grande complessità di dettaglio degli sfondi. Eppure il film potrebbe contribuire più di qualsiasi cosa a spalancare a nuove generazioni la finestra sul suo mondo luminoso, asessuato e pieno di enigmi e avventure che condivide con un fido cagnolino (Milou), due poliziotti gemelli (Dupont e Dupond) e tante altre creature da plastico del trenino elettrico. Spielberg, di suo, ci mette un’ansia sconosciuta, una frenesia sospetta. Questa versione filmica di uno dei fumetti di maggior successo del Dopoguerra, prima girata dal vivo con il motion capture, poi tradotta in disegno animato dal computer e infine restituita sullo schermo in 3D è anche una importante battaglia per dimostrare che il cinema resta quella cosa capace di darti qualcosa che non ti danno gli occhi, neanche quando sono di fronte a un videogame o a un iPhone. Da questo punto di vista l’ardimento di Tintin appare ancor più nobile ed eroico.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 43 del 2011

Autore: Mario Sesti

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