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Una separazione

Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film

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La recensione su Una separazione

di Peppe Comune
8 stelle

I coniugi Nader (Peyman Moadi) e Simin (Leila Hatami) decidono insieme di lasciare l'Iran per trasferirsi all'estero. Ma Nader non se la sente di lasciare da solo l'anziano padre (Ali-Asghar Shahbazi) ammalato di Alzheimer. Rinvia sempre la data della partenza e questo provoca la collera della moglie che decide di separarsi da lui finché non avrà preso una decisione definitiva. Termeh (Sarina Farhadi), la figlia undicenne dei due, soffre molto per la separazione dei genitori e cerca ad ogni modo di farli riappacificare. Intanto, Nader assume Razieh (Sareh Bayat) per provvedere all'assistenza del padre ma il loro rapporto, sempre ottimo e improntato al reciproco rispetto, si incrina all'improvviso a causa di un malinteso mai chiarito del tutto. E' soprattutto l'intervento di Houjat (Shahab Hosseini), il marito di Razieh, a rendere ancora più tesi i rapporti, un uomo già agitato di suo a causa della sua “cronica” condizione di disoccupato. L'incidente incorso tra Nader e Razieh arriva ad essere discusso in un aula di un tribunale finendo per mettere ancora più in crisi gli equilibri esistenziali di ognuno.

 “Una separazione” del regista iraniano Asghar Farhadi è un film dominato da una calma tragica appositamente sottomessa al susseguirsi degli eventi, una calma che viene gradualmente meno con il sopraggiungere di uno stato di ansietà emotiva che finisce per coinvolgere tutti i protagonisti della storia e di cui si avverte nitida la sensazione. E' un film sul dolore per una perdita e sulla perdita come fondamentale momento di confusione psicologica. Perdita che va qui intesa sia a livello fisico che morale, ovvero, sia riferendosi alla concreta scomparsa di qualcosa o qualcuno che al venir meno improvviso di un preesistente e solido equilibrio esistenziale. Una sorta di legal-dramma alquanto atipico insomma, dove i momenti della discussione del caso davanti al giudice istruttore servono ad accrescere di senso il peso specifico del caso sullo scorrere ordinario della vita. Un inizio di separazione tra un marito ed una moglie può rappresentare un evento tale da sconvolgere, non solo la loro esistenza, ma anche quella di chi gli sta vicino ? Si se ad essa si intrecciano fatti più o meno fortuiti e se la gravità di questi aumenta in relazione alle cose che si vogliono tenere segregate nel cuore e alle omissioni che ognuno è disposto a sopportare per salvaguardare la propria posizione di partenza. Si se a fare da sfondo alle vicende più o meno drammatiche che accadono alle persone c'è un sistema paese che non aiuta a venire a capo di niente e che anzi, con tutto il suo antico retaggio culturale che talvolta contribuisce a far emergere gli aspetti più retrivi in ogni interstizio della vita sociale, finisce per rendere tutto ancora più incerto e complicato. Soprattutto se si considera che la separazione a cui si fa riferimento, oltre che rappresentare l'effetto di un dissidio tra un marito ed una moglie, sta ad indicare un vuoto, una mancanza, un momento di cesura il quale, venuto all'improvviso, mette in discussione ogni cosa, gli affetti più cari come gli accadimenti più manifesti, le convinzioni più solide come il modo più naturale possibile di rapportarsi con le cose ordinarie di tutti i giorni. La bravura di Asghar Farhadi (e il punto di maggior interesse del film a mio avviso) sta nell'aver costruito una storia la quale, pur incentrandosi intorno a fatti tragici, cresce di intensità drammaturgica a mano a mano che diminuiscono le certezze in possesso di ogni singola persona ed ognuno si scopre più insicuro anche rispetto alla natura delle sue stesse azioni. I fatti tragici in se, che rimangono sullo sfondo a fare da cornice drammatica al tutto, hanno meno incidenza delle interruzioni impreviste dello scorrere ordinario della vita quotidiana nello spiegare lo stato di profonda incertezza emotiva in cui vengono a trovarsi tutti i protagonisti di questa storia. Un anziano padre affetto da Alzheimer, una ragazza che soffre discreta per la separazione dei genitori, una badante profondamente religiosa affetta da un sentimento di timorosa protezione nei riguardi del marito, un uomo disoccupato alla ricerca disperata di un lavoro, la separazione stessa, sono fatti che rimangono quello che sono, iscritti a pieno titolo negli scenari possibili dell'esistenza del mondo, sono gli eventi imprevisti ed imprevedibili che ad essi si legano necessariamente ad acuirne il carattere drammatico e le implicazioni sociali. A fare della vita che scorre un quadro emblmatico di riferimento in cui potervi rinvenire i segni indiziari per un'interpretazione più estesa e ragionata sulle cose che accadono per il mondo. “Una separazione” è un buon film che si iscrive degnamente nella nella fervida tradizione del cinema iraniano di questi ultimi decenni, un cinema che sa essere poetico e sociale insieme, capace di raccontarci l'anima di un paese limitandosi a rappresentare la vita che scorre attraverso la scrupolosa messinscena dei più semplici accadimenti del quotidiano. Grande cinema dello sguardo.  

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