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World Invasion

Regia di Jonathan Liebesman vedi scheda film

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La recensione su World Invasion

di ROTOTOM
4 stelle

Dove c’è qualcosa di duro da tenere in mano per farlo sputare fino a sfiancarlo, Michelle Rodriguez è lì. Adoro Michelle Rodriguez, anche quando è sporca di fango, sangue, uomori alieni, con quella bocca che sembra fatta apposta per raccontare barzellette sporche e con quel suo imbracciare improbabili fucili d’assalto con la materna delicatezza che si usa con bambinelli orfani, sparge nell’aria spore di sensualità animale.  Michelle è la Madre Teresa di Calcutta  della guerriglia, ovunque ci sia un paese in conflitto, una guerra civile, un’invasione aliena, una faida famigliare o una perniciosa riunione di condominio, lei arriva a dispensare serenità con la caliente ruvidezza chicana fatta di tette, curve, occhiatacce e smorfie. E qualche salutare sventagliata di M16.
Così gli alieni che attaccano il mondo, il cui centro di gravità permanente nei film di fantascienza è sempre l’America, quella di sopra ovviamente alla quale attende sempre e comunque il destino di salvataggio del resto dell’umanità, non sanno che a Los Angeles ultimo avamposto di resistenza, c’è una tizia tostissima che di guerre ne ha già passate parecchie, anche interplanetarie, nel ruolo dell’invasore ma con scrupoli umani nella campagna di Pandora, il pianeta dei puffi oblunghi di James Cameron. Michelle è sopravvissuta ad Avatar, cosa le possono fare degli alienucoli  improvvisati, ora? Questi alieni vogliono la nostra acqua, gli alieni di Bad Taste la nostra carne, quelli di la Guerra dei mondi versione Spielberg il nostro sangue, in Balle Spaziali la  nostra aria. Quelli di Indipendence Day volevano solo distruggerci, così per sport, ET voleva l’Oscar, gli ultracorpi bramavano l’identità, quelli di Essi Vivono volevano il potere, i gamberoni di District 9 volevano andare via. Le abbiamo vinte tutte queste battaglie, abbiamo anche rispedito ET a casa che per l’amor di  Dio pensa se l’invasione fosse stata di questi nanerottoli con la fissa del telefono, non ci si saltava più fuori, con tutte queste offerte sulla telefonia mobile. Nel duemilaeundici abbiamo già avuto tre invasioni, Skyline, Monsters e ora World Invasion, un altro paio di sortite e a difendere la terra rimarranno il Principato di Monaco e le proscimmie del Madagascar. Sul Principato possiamo fare affidamento, un paese esentasse ha ampi margini di trattativa con qualsiasi invasore. Sulle proscimmie non mi pronuncio, a meno di qualche lampo di genio di James Cameron.
Gli alieni attaccano, proprio mentre Aaron Eckhart, sergente maggiore dei Marines, dimissioni appena consegnate e senso di colpa castrante in dotazione come da Sindacato Militare al Cinema impone,  fa jogging sulla spiaggia. Ora, Aaron Eckhart che fa il Marine è come Valeria Marini che interpreta Rita Levi Montalcini senza trucco. Sulla spiaggia le sue gambine secche confuse in un controluce mimetizzante sono in netto contrasto con l’immagine virile che il Marine dovrebbe dare e ha la faccia di quello che ha appena girato un film sentimentale con l’ex moglie di Brad Pitt subendone l’impietoso confronto. Vabbè. La missione prioritaria del Marine Eckhart e della sua squadra alla quale si aggiungerà la Rodriguez è recuperare dei civili all’interno della città in fiamme. Equazione: c’è un nero il cui fratello è morto nella missione precedente proprio per colpa del sergente Eckhart, un altro nero che sta per mettere su famiglia, un asiatico, un vergine, una donna e due bambini, un papà messicano con suo figlio, un manipolo di americani e Michelle Rodriguez. Chi muore e chi si salva? In base alle regole del cinema d’azione americano classico, il nero ha poche possibilità di sfangarla ma con il nuovo politically correct versione 2.0 il nero già gravato da un lutto e uno che rinsalda la sacra famiglia americana sono esentati dal disturbo di perire per la patria. L’onore della dipartita certa spetta quindi al messicano, all’asiatico e al vergine. Il messicano lascia il figlio è vero, ma lo lascia tra le braccia del sergente Eckhart che lo monderà definitivamente dalla colpa di essere d’origine spuria  e nel contempo lenirà i propri sensi di colpa salvandolo. Tutto compreso, qualche morto americano di contorno per par condicio, in un paio d’ore il problema si risolve. Rimangono gli alieni  a corollario, ronzanti e fastidiosi nella nouvelle vague dell’effetto speciale faidate che fa tanto verità. Gli alieni, tutti, sempre, nonostante l’intelligenza occorsa per attraversare l’universo ed attaccarci hanno il medesimo stupido punto debole, particolare che conferma la teoria che tutte le creature  discendono da un unico disegno generale. Fatto da chi poi non si sa. I cattivoni posseggono un solo punto di comando che una volta distrutto getta nel caos le truppe agevolando la vittoria finale dei buoni, noi. Ovvio poi comunicare il punto debole agli altri avamposti per replicare il trucco così da presupporre una rapida risoluzione della questione. Michelle Rodriguez svolge un compito fondamentale in questa operazione che occupa l’ultimo quarto d’ora del film. Ha i codici, non si sa di cosa, ma ha i codici. Di fronte a lei si eleva la turgida asta del corpo dei Marines, recante la bandiera a stelle e strisce che tutto salva e tutto lenisce. Tutto questo non sarebbe stato possibile ovviamente senza una robusta iniezione di sana retorica.  L’onore, la patria, il dovere, il facciamogli il culo, l’eroe che si immola, l’eroe che si immola 2, le imperiture memorie, il gravoso compito di salvare il mondo, il lo facciamo per i nostri figli etc etc etc sfavillano in dialoghi perlacei di monumentale ricchezza testosteronica. E’ incredibile che ancora si possa credere a scambi verbali di tale fattura, è ancora più incredibile dell’invasione aliena che un qualsiasi attore trovi la concentrazione giusta per non ridere nel pronunciarli. Poi il caos delle battaglie è soverchiato da una costante e pomposa partitura musicale che sembra provenire da un Danny Elfman sotto steroidi con tanto di score con marcetta paramilitare finale. Detto questo, aspettiamo la prossima invasione aliena, intanto gustiamoci le immagini dei reportage delle guerre vere, giuste, combattute per preservare la patria e la pace così come la conosciamo, visto che ora per fare un film di fantascienza basta disegnare digitalmente uno sghembo scafandro metallico sul corpo di un soldato qualsiasi, di qualsiasi nazione o religione o paese ricco di combustibili fossili e il gioco è fatto. Ma non cercavano l’acqua questi alieni? Che ingenui.

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