Regia di Marc Webb vedi scheda film
Eclissato il quarto capitolo della fortunata serie di Sam Raimi, non poteva restarsene in disparte troppo a lungo l'eroe che ha lanciato (assieme agli X Men) la fortunata epopea dei cinecomics: l'Uomo Ragno, protagonista del reboot diretto dall'idolo del cinema indie americano, Marc Webb.
Più fedele al fumetto (in particolare alla recente serie Ultimate), meno grottesco e orroroso della versione di Raimi, conserva lo spirito ironico e spiccatamente fantasy.
Peter Parker (un convincente Garfield) è un estroverso adolescente, genietto e un po' hipster, dall'indole pazza e spericolata: opposto dunque alla goffa e impacciata caricatura nerd impersonata precedentemente da Tobey Maguire.
Orfano dei genitori, ha tratto beneficio dagli insegnamenti moralmente ineccepibili degli zii, suoi precettori, senza nascondere quella conflittualità tipica di uno studente del collage. Resta il ragazzo dai buoni sentimenti, umile e altruista, "destinato a grandi cose" come rammentato dallo Zio Ben. E' già eroe prima di ottenere i suoi superpoteri.
L'evento che lo trasforma in Spider Man è scatenato dal morso di un ragno durante la sua visita alla Oscorp, l'azienda di biogenetica presso la quale fa la conoscenza del Dr. Connors, storico collaboratore del padre e sua futura nemesi.
Lo scienziato diventerà infatti schiavo e cavia dei suoi stessi folli esperimenti, che lo trasformeranno nell'incontrollabile uomo-lucertola Lizard.
Schizofrenico come il Dr Jekill & Mr. Hide di Stevenson, incarnazione della metafora post-illuminista del pittore Francisco Goya "Il sonno della ragione produce mostri", il Dr Connors è un buono, sono gli eventi a tramutarlo in quella bestia ripugnante il genere umano.
Webb arricchisce le avventure dell'arrampicamuri di eroismo “classico”: la scena del salvataggio del bambino ci mostra uno Spidey fedele al 100% alla sua controparte di carta: sensibilità, coraggio e spirito di sacrificio, caretteristiche sempre più rare, per un genere che tende ormai a esaltare solo il militarismo patriottico (vedi la serie Avengers) o le ossessioni cupe e pessimiste dei protagonisti (il Batman nolaniano).
Fan accontentati dunque sotto l'aspetto visivo (le pose fumettistiche, il marchingegno del tessi-ragnatele), ma non su quello narrativo: la sceneggiatura presenta evidenti buchi e notevoli cali di tensione. L'impressione è spesso quella di un pilot televisivo, nonostante la succulente CGI, supervisionata dalla Weta (a produrre è la Sony)
Emma Stone, nel ruolo della prima cotta liceale, la bionda Gwen Stacy, forma una coppia affiatata con il suo partner (lo è anche nella vita reale) . Il personaggio è però trascurato (come da copione) e la storia d'amore è molto più scontata che in precedenza.
Colonna sonora piuttosto anonima di Zimmer.
Grande successo di pubblico, già annunciati i sequel. "Finchè il ferro è caldo.."
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta