Regia di Simon Curtis vedi scheda film
Nel 1956 Marilyn Monroe arriva in Inghilterra per prendere parte al film “Il principe e la ballerina”, diretto e interpretato da sir Laurence Olivier. E’ accompagnata dal neo sposo Arthur Miller, dall’insegnate di recitazione Paula Strasberg e dal fotografo e produttore Milton H. Greene. Marilyn durante le riprese si affeziona a un giovane assistente, Colin Clark. Il ragazzo, intimamente ammaliato dalla diva, ha modo di starle vicino nel corso della lavorazione, piuttosto difficoltosa, del lungometraggio.
Per farsi apprezzare compiutamente, Marilyn ha bisogno di un aiuto dallo spettatore. Michelle Williams non ha il fascino, la sensualità, la leggerezza, il magnetismo della Monroe e quindi guardandola si può far fatica a capire e sentire l’intensa attrazione che l’originale generava. Lo spettatore che decidesse di colmare questo vuoto solo con la memoria, inoltre, otterrebbe l’effetto opposto. Quello che si può fare, quindi, non è ricordare Marilyn ma risentire Marilyn. Tutti quelli che hanno amato i suoi film credo ne conservino delle emozioni ed è proprio il ricordo di questi sentimenti che si deve cercare durante la visione, per regalarlo a Michelle Williams.
Può sembrare una forzatura ma vale la pena provare perché, a fronte di questo piccolo dono, si verrà adeguatamente ripagati dall’interpretazione puntuale, accurata e per certi versi coraggiosa della giovane attrice del Montana.
Merita una menzione anche l’interpretazione di Kenneth Branagh, abile nel trasmettere il conflitto di Laurence Olivier nei confronti di Marilyn: da una parte l’ammirazione -quasi adorazione- per l’attrice nei suoi momenti di grazia, dall’altra l’intolleranza per i suoi capricci e la sua superficialità.
L’Olivier di Branagh, inoltre, vorrebbe usare la diva per rilanciare la propria immagine, come una specie d’elisir di giovinezza. Accortosi che questo non sarebbe accaduto, diventa sempre più inflessibile con la Monroe, minando seriamente il rapporto con lei e quindi anche lo svolgersi delle riprese.
In conclusione, resta da aggiungere solo che la pellicola di Simon Curtis, pur avendo un buon ritmo, difetta dal punto di vista della storia: una cronaca corretta e lineare ma prevedibile.
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