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Che bella giornata

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Che bella giornata

di mc 5
4 stelle

E finalmente l'ho visto anch'io, che negli ultimi giorni avevo mostrato sul web il dente avvelenato, diciamo così, preventivamente. Ma ho voluto vederlo per dimostrare (prima di tutto a me stesso) di non essere un fottuto snob. Dico subito che il mio giudizio su questo tsunami che sta travolgendo il business del cinema nazionale non si è sostanzialmente modificato rispetto alle previsioni. Siccome però vorrei cercare di essere il più possibile sincero, non posso non ammettere che in molti momenti il film fa ridere. E chi lo nega? Non io! E poi ci sono bravi attori, come Rocco Papaleo, e soprattutto il fantastico Ivano Marescotti che, pur in un contesto farsesco, riesce a sfiorare quelle vette di eccellenza espressiva che ben gli conosciamo. E inoltre segnalo un inserto davvero curioso: un bizzarro cameo di Caparezza, artista che seguo sempre con simpatia ad ogni sua nuova impresa. Ciò detto, spuntano intatti e forse anche rafforzati, quei dubbi che ho sempre nutrito sul Zalone-attore-di-cinema. E' opportuno chiarire che non ho visto il primo suo film, ma prendo atto che tutti sottolineano gli enormi progressi fatti con questo secondo, me ne compiaccio e non ho motivo di dubitare che sia la verità. Tuttavia resta in me la convinzione che una singolare sinergia tra critici (anche paludati), televisione e stampa, stia cercando (anzi già l'ha fatto) di CREARE un fenomeno. Nessuno può infatti negare (d'accordo, sulla scia d'un successo televisivo popolare) questo film abbia beneficiato in fase di lancio di una gigantesca promozione su ogni media possibile. Se vogliamo allargare lo sguardo alle origini della popolarità di Zalone, e dunque analizzare anche il fenomeno Zelig, troviamo indizi interessanti che ci possono aiutare ad interpretare l'attuale trionfo dell'artista pugliese. Il discorso sarebbe lungo (e alto per me il rischio di beccarmi accuse di snobismo), per cui sintetizzerò al massimo. Nato da una brillante e creativa idea di Gino & Michele, lo spettacolo-Zelig è andato negli ultimissimi anni degenerando in concomitanza con l'arrivo sulla scena di una generazione di comici che io definisco abitualmente "fast food", cioè artisti che, più che sviluppare una feroce vocazione di satira sociale (attenzione, qui nessuno pretende consapevolezza politica!) avevano (ed hanno tuttora) un unico scopo: procedere per slogan, anzi -meglio- per TORMENTONI, sperando che la massa li faccia propri, mettendo in moto un meccanismo di consenso-popolarità che consenta a questi artisti di entrare (wow!!) nel magico mondo dei CINEPANETTONI o anche -più genericamente- dei "film comici di natale". Insomma, per farla breve, a mio modesto avviso, Zelig è ormai un fenomeno da Telegatti, da Sorrisi & Canzoni, e dunque da massa televisiva di bocca buona, quella massa che insegue solo tormentoni demenziali da ripetere la mattina coi colleghi d'ufficio. E Zalone non mi pare si discosti granchè da questo "humus" artistico. Lui poi ha una chance in più, perchè ha indovinato una maschera particolarmente furba e ruffianotta da calarsi sul volto: quella del Bertoldo di letteraria memoria. Cioè il villico ignorante e rozzo che che non capisci mai bene  se "ci è" o "ci fa". Cioè, non si capisce fino a che punto è ingenuo e fino a che punto è bastardo. Insomma uno che le spara grosse, però ostentando un inquietante candore. E questo piace alla massa, perchè allude a sottintesi volgari senza (quasi mai) esplicitarli e...si sa che di fronte all'ammiccamento il popolo va in delirio. Ma lasciamo da parte la digressione su Zelig e torniamo al nostro film. Sulla sceneggiatura stenderei un velo pietoso, data la sciocca pochezza del demenziale teatrino costruito intorno alla caricatura del terrorismo islamico. Ma c'è un altro aspetto. Tutti i media (ho letto articoli entusiasti sia su Repubblica che sul Fatto Quotidiano) stanno lavorando alacremente per sdoganare il fenomeno Zalone anche dal punto di vista dei contenuti, oltre che della forma. Ma io mi permetto di chiedere a giornalisti illustri come Curzio Maltese o Federico Pontiggia: ma davvero voi scorgete tutta questa dignità artistica nel prodotto in questione? Se noi analizziamo la struttura del film, ritroviamo il solito, sempiterno e inamovibile, procedere per accumulo di gag brevi, evidenziando che i tempi comici del soggetto sono ristretti all'efficacia di una risata magari vigorosa ma che appena nata si è già esaurita. E questo accumulo, questa somma algebrica di risate diventa una cosa meccanica, non sufficiente a svelare una PERSONALITA' ARTISTICA compiuta, definita, corposa. Come dicevo all'inizio, non nego che si rida, ma siamo ancora (troppo) nel campo della conquista del consenso di un pubblico televisivo. Poi, molti hanno accomunato questo successo a quello (altrettanto travolgente) di "Benvenuti al Sud". Su questo punto io dissento con forza. Il film con Bisio era un "signor" film, rifinito, recitato benissimo, e oltretutto forte di una sceneggiatura che aveva procurato all'originale francese un successo da record in patria. Qui, invece, siamo di fronte ad un prodotto costruito su basi assai esili, allestito con la precisa idea di esaltare una star comica emergente. E per concludere vorrei rivolgermi a coloro che vedono in Zalone un animale selvaggio e incontenibile, proprio dal lato della cattiveria, della serie "quello che non le manda a dire" oppure "quello che ce n'ha per tutti, anche per il Papa". A costoro dico: ma siete proprio sicuri che Zalone sia così cattivo? La butto lì quasi come provocazione: io quando penso ad un comico popolare estremo nella sua vena destabilizzante, penso ad esempio ad un Sacha Baron Cohen. E qui siamo distanti anni luce. Qui siamo fermi alle cozze che fanno andare al cesso.
Voto: 5/6  

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