Regia di Nadia Tass vedi scheda film
Direttamente dal Festival del Film di Roma del 2010, ecco l’australiana storia del piccolo Jack, figlio unico affetto da leucemia e bisognoso di fratelli per una donazione di midollo osseo. Quando la madre Marissa scopre i molteplici tradimenti del marito David, tragedia e speranza si materializzano insieme: forse, da qualche parte, il fedifrago ha sparso il seme, magari prima di conoscere Marissa. Nonostante l’aria da fondo di magazzino, So che ci sei possiede un primo tempo in cui la specialista in spensieratezze Nadia Tass supera le trappole del sentimentalismo ricattatorio con la strategia dell’inverosimiglianza di situazioni (il padre del “vicino di letto” di Jack costruisce una barca a suon di trapano nella stanza d’ospedale), personaggi (David ha avuto un centinaio di amanti senza che Marissa se ne accorgesse) e narrazione (i due bimbi leucemici escono dall’istituto sotto gli occhi di tutti e prendono un taxi senza soldi). In equilibrio tra toni da commedia e dramma della malattia e del tradimento, la storia pare imboccare percorsi fiabeschi, facendosi perdonare gli eccessi e la palese difficoltà della segretaria di edizione nel gestire la continuità di messa in scena. Ma nella seconda parte fioccano i temuti didascalismi, i dialoghi fiume sul senso della vita e le insistenti sottolineature sonore alle emozioni. E l’operazione naufraga con buona pace di Jacinda Barrett, convincente nei panni di una madre/moglie che le ferite le cura coi sogni.
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