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When You're Strange

Regia di Tom DiCillo vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su When You're Strange

di FABIO1971
8 stelle

"If the doors of perceptions were cleansed, everything would appear to man as it is: infinite".
[William Blake - The Marriage of Heaven and Hell - 1790-1793]


Nella messinscena della sequenza iniziale di When You're Strange, appassionante ibrido tra documentario e finzione (più calzante la definizione di "rockumentary" con cui lo battezza Mauro Gervasini) sulla folgorante storia dei Doors, risiedono quasi tutte le riserve eventualmente imputabili all'operazione condotta dal Tom DiCillo di Johnny Suede e Si gira a Manhattan: il film, infatti, si apre su Jim Morrison, cantante e leader del gruppo, in macchina nel deserto del Mojave, che ascolta alla radio dalla voce del leggendario deejay Jim Ladd della KLOS la notizia della propria morte a Parigi. La rievocazione (che verrà) è, perciò, già all'epilogo e il fantasma Morrison è pronto per ripercorrere la propria vita: il flusso di ricordi, quindi, si riavvolge, il fuoco ha bruciato, la fiamma è di nuovo spenta. Come all'inizio di tutto, ai giorni in cui quella fiamma si accese, a Los Angeles, all'alba dei Sixties.
Senza entrare nella valutazione specifica (per inciso, comunque, valida) di sensi e significati, quindi sulla maggiore o minore riuscita e/o efficacia dell'inserto (che tornerà spesso durante il film, citazione diretta, anche attraverso l'impiego di alcune sequenze appositamente restaurate, del celebre HWY: An American Pastoral, il mediometraggio amatoriale scritto da Jim Morrison, che interpreta, appunto, un autostoppista in viaggio nel deserto, e diretto dall'amico Paul Ferrara nel 1969 mescolando ricordi autobiografici e acido lisergico), la scelta di DiCillo si rivela, da un punto di vista essenzialmente filologico (trattandosi di un documentario), senz'altro azzardata. Finzione (ricostruita e/o manipolata) e realtà documentata, infatti, finiscono per alternarsi e fondersi nel resoconto filmato, con tutti i rischi del caso: ma se questo "intervento" dell'autore resta, tutto sommato, ancora accettabile, le licenze a cui DiCillo è costretto, più avanti, per mettere in scena il controverso concerto di Miami nel 1969, appaiono meno convincenti: scelta sicuramente obbligata dalla mancanza di materiale di repertorio su quell'evento (a parte alcune fotografie e l'audio della serata), ma che finiscono con lo snaturare la fedeltà dell'approccio. Perchè in questo caso When You're Strange non si limita più solo a "documentare" o "registrare", ma crea / inventa / ricostruisce e, per forza di cose, "falsifica" mostrando ciò che non esiste (più). E DiCillo, ovviamente, non può che ammettere con indubbia onestà i suoi interventi diretti sul materiale ("Il concerto del primo marzo 1969 è stato ricostruito con materiali provenienti da altri concerti. Di quello show c'è soltanto la registrazione della musica").

"Gli anni Sessanta iniziano con uno sparo. Il movimento per i diritti civili di Martin Luther King si sta rafforzando. La guerra in Vietnam diventa sempre più brutale e sanguinaria. Esplode il movimento giovanile, che, per chi ha più di trent'anni, è un potenziale nemico culturale. I tempi di Ricky Nelson e delle sit-com puritane sono ormai lontani. L'establishment resiste, ma sta crescendo un'autentica controcultura. Le droghe psichedeliche come l'LSD aprono le porte della percezione. È un vastissimo terremoto culturale che sta lacerando il Paese. E dalle sue crepe nasce una band, i Doors".

Sono in quattro:
"Nome?".
"Robby Krieger".
"Età?".
"22 anni".
"Occupazione?".
"Chitarrista".
"Nome?"
.
"John Densmore".
"Età?".
"23".
"Occupazione?".
"Percussionista".
"Nome?".
"Raymond Daniel Manzarek".
"Età?".
"Nato il 12 febbraio 1939".
"Occupazione?".
"Musicista. Organista".
"Nome?".
"Jim".
"Occupazione?".
"Mmm..."
.

Jim Morrison, figlio di un ufficiale di marina, "a 16 anni ha già letto Nietzsche, Rimbaud e William Blake ed è letteralmente fissato con Elvis Presley": dopo aver frequentato tre diversi college, si iscrive alla scuola di cinema dell'UCLA, dove conosce Ray Manzarek, "tastierista nella surf band del fratello, Rick and the Ravens. Ray iniziò con il pianoforte classico, per poi indirizzarsi verso il jazz e il blues di Chicago. Anche Jim era attratto dal blues". Non era, però, l'unico interesse in comune: condividevano, infatti, anche la passione per il cinema e "insieme assumevano acidi diverse volte al mese". Si perdono, poi, di vista per qualche tempo, finchè un giorno, dopo che Morrison aveva abbandonato gli studi e progettava di trasferirsi a New York, si incontrano casualmente a Venice Beach. È la svolta: Manzarek ascolta una sua canzone (Moonlight Drive) e insieme si convincono a formare una band. Gli altri due componenti sono Robby Krieger ("Suonava la chitarra da soli sei mesi e aveva iniziato studiando chitarra acustica, il flamenco spagnolo") e il suo amico John Densmore ("Dopo aver suonato in una marching band, si era trasformato in un virtuoso del jazz di Coltrane e Mingus"): è l'estate del 1965 e il racconto delle vicende dei Doors, rievocate con coinvolgente entusiasmo da DiCillo (con voce narrante di Johnny Depp, sostituito da Morgan nella versione italiana), tra sessions di registrazione, concerti, show business, drammi e vita privata, fama, eccessi, follia, può finalmente entrare nel vivo, esplorando ogni tappa fondamentale della loro carriera in una vertiginosa girandola di rock (oltre la trentina i brani presentati nella colonna sonora del film), filmati di repertorio, fotografie, interviste e altro materiale variamente assortito (tra cui anche alcune sequenze inedite tratte dal film Feast of Friends) per seguire gli snodi-chiave della parabola della band senza mai distogliere lo sguardo dai momenti cruciali della storia, della politica e del costume dei tempi che li videro protagonisti ("Nel 1968 il Paese è radicalmente cambiato. In origine Ray era convinto che l'SLD fosse la chiave dell'illuminazione, ma una serie di brutti trip gli ha fatto cambiare idea. Così, con Robby e John, si dedica alla meditazione nel tentativo di trovare la serenità. Morrison, invece, continua ad assumere acidi"...).

Ampio risalto, poi, viene posto da DiCillo sulla faccenda dell'arresto e del processo di Jim Morrison (abbracciando in toto, quindi, le tesi del volume I giorni del caos, in cui l'autore John Delmonico esibisce i documenti ufficiali redatti da FBI e CIA, mostrandone il corposo dossier su Jim Morrison, per evidenziare la brutalità e la sciatteria delle strategie repressive adottate dall'establishment nella gestione della vicenda, inquietante degenerazione della famigerata Operazione Chaos avallata da Lyndon Johnson sin dal 1963 per contrastare le infiltrazioni del comunismo nel Paese): "All'inizio del 1969 il manager Bill Siddons organizza il loro primo, vero tour negli Stati Uniti: tocca 19 città, il primo concerto è a Miami. La band arriva in anticipo, ma senza Morrison: una lite con Pam gli ha fatto perdere il volo. Poi si è fermato al bar dell'aeroporto, perdendo anche il volo successivo, e arriva con venti minuti di ritardo. L'atmosfera nell'hangar, trasformato in arena per l'occasione, è già tesa, l'impresario ha tolto tutte le sedie per vendere duemila biglietti in più. Jim sembra disorientato quando la band sale sul palco. La settimana prima il Living Theatre si è esibito a Los Angeles. Il loro manifesto è fondamentalmente politico: il cambiamento può avvenire solo rifiutando tutte le regole. Jim non si perde uno spettacolo. Lui, che aveva definito i Doors 'politici erotici', confessa al regista della compagnia che, sebbene un'intera generazione lo stia idolatrando, sente come se non avesse mai avuto niente da dire. E sceglie questo momento per cambiare". È il caos ("A meno di un'ora dall'inizio, il concerto era già finito: i Doors sono riusciti a suonare solo frammenti di quattro canzoni. Il giorno seguente la band vola in Giamaica per una vacanza: non sanno che a Miami sta accadendo qualcosa di strano"), seguito, in un'inesorabile escalation, da accuse, arresto e processo: "Per Jim arrivano tre accuse di cattiva condotta e una di oltraggio al pudore. Quest'ultima è la più preoccupante: viene sostenuto che Jim 'ha mostrato il pene in modo volgare e immorale, lo ha afferrato e scosso simulando l'atto della masturbazione e poi quello della copulazione orale con un'altra persona'. Sebbene durante il concerto siano state scattate molte foto, nessuna mostra Morrison esibire il sesso, ma come prova della copulazione orale l'accusa si serve di questa foto [Morrison in ginocchio, "faccia a faccia" con l'assolo di Krieger alla chitarra]. I Doors sono spiazzati dalla prova. Al concerto c'erano centinaia di poliziotti: nessuno ha cercato di fermare Morrison. Secondo John sono colpevoli solo di aver fatto un pessimo concerto. Un'ondata di conservatorismo attraversa il Paese: vengono organizzate manifestazioni contro i Doors e in favore della decenza, persino la stampa rock è contro di loro. Le canzoni dei Doors non vengono neanche più trasmesse alla radio e, una dopo l'altra, tutte le date del primo, grande tour vengono cancellate". Il 4 aprile 1969 Jim Morrison si arrende e si consegna all'FBI: il processo inizia ad agosto e, nonostante le testimonianze di Ray, Robby e John, che negano che Morrison abbia mai mostrato il pene, il 30 ottobre 1969 arriva la sentenza di colpevolezza. Il giudice Murray Goodman lo condanna a sei mesi di lavori forzati nella prigione di Dade County: "l'avvocato dei Doors ricorre in appello, ma l'incertezza del risultato getta la band in uno scomodo limbo. Morrison la prende molto male".


In merito all'assurda vicenda, John Delmonico non usa mezzi termini (dal citato I giorni del caos): "Quando Jim Morrison 'scatenò' il caos a Miami, fingendo di masturbarsi e versandosi addosso una bottiglia di ottimo champagne, in quanti erano a conoscenza di un'operazione segreta, illegale e non autorizzata chiamata Chaos? Le 'armate dell'assurdo', come le ha definite Norman Mailer, stavano già lavorando nella schizofrenia americana negli anni della guerra in Vietnam e, proprio come gridò Jim Morrison nella notte di Miami, anche per loro non c'era nessun limite, nessuna legge". Il dossier dell'FBI su Jim Morrison, infatti, non era altro che la diretta conseguenza delle paranoie scatenate dall'Operazione Chaos della CIA: "Tutto si basava su precise direttive che definivano e specificavano come comportarsi verso gli elementi del dissenso, i contestatori, i pacifisti e tutte quelle strane forme d'espressione, rock'n'roll star comprese, che erano incomprensibili o sgradite all'establishment (...). A partire dal primo marzo 1969 Jim Morrison divenne un nemico pubblico, i concerti dei Doors vennero annullati a raffica e tanto su di lui, quanto sul gruppo, si allungarono ombre inquietanti e paurose. Si riuscì a dare l'impressione che il caos fosse davvero alimentato dal rock'n'roll".

Poi gli eventi riprendono a susseguirsi uno dopo l'altro con incedere sempre più incalzante, fino al tragico epilogo con cui si chiude un'irripetibile carriera: "I Doors sono esistiti per 54 mesi, hanno venduto oltre ottanta milioni di dischi in tutto il mondo, ne vendono ancora un milione l'anno e nessuna loro canzone è stata mai usata in uno spot di automobili".

Sull'unicità e l'importanza dei Doors nella storia musicale e culturale degli ultimi quarant'anni non serve soffermarsi ulteriormente (la letteratura che li riguarda è, infatti, sterminata). Scrive Marco Denti in Quando la musica finisce, aprite gli occhi, saggio introduttivo all'edizione italiana (Feltrinelli) del testo citato di John Delmonico: "Di tutte le porte che hanno sfondato a calci, quella che portava dritta all'errore, al fallimento, alla sconfitta è la più importante. Nei Doors c'è sempre stata questa tendenza all'eccentricità, se non proprio al paradosso: sono una rock'n'roll band e Jim Morrison viene da un altro pianeta, suonano tutto meno che rock'n'roll e per eccesso o per pigrizia non hanno mai avuto il basso, l'architrave e il salvagente di ogni rock'n'roll band. Anche per questo la natura dei Doors ha tutta una sua complessità, è 'strana' perchè i Doors hanno elevato la possibilità di una deviazione, di un itinerario diverso anche rispetto alla diversità di quegli anni". Tra i pregi del film di Tom DiCillo va ascritto senz'altro il tentativo, indubbiamente riuscito, di proporre una visione essenziale e mai edulcorata del fenomeno Doors: il rischio, abilmente aggirato dall'autore, era, infatti, quello di servirsi di tutti gli stereotipi sul mito morrisoniano confezionati a uso e consumo delle masse (come, ad esempio, non riuscì a evitare Oliver Stone), quindi tripudi di naïveté maudite, apoteosi di sesso, droga & rock'n'roll e moralismi da rotocalco. Invece DiCillo si concentra sul candore quasi romantico con cui il suo protagonista attraversò, segnandola a ferro e fuoco, la propria epoca, mostrando senza alcuna enfasi sia l'uomo, con i suoi drammi, che la star e, soprattutto (sempre rispetto al film di Stone), non relegando in secondo piano i suoi compagni di avventura (non a caso Manzarek definisce When You're Strange come l'anti-Stone).

"Ti eri messo in viaggio verso il baratro e Ray, Robby e io, i tuoi amici, ti abbiamo sostenuto. Fino a un certo punto. Non avevamo idea che tu intendessi farlo sul serio. Ora michiedo se avrei potuto fare qualcosa per fermarti".
[John Densmore, dalla sua autobiografia Riders on the Storm (1990), edita in Italia da Arcana]

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