Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
La moglie del capo, la rivale sul lavoro, l’inglese inviperita con quello che non lascia la consorte, la ragazza che vuol dare una lezione al fidanzato (meridionale) geloso, la giovane entusiasta: tutte e cinque finiscono tra le braccia di Raoul Bova, più o meno come fosse Rocco Siffredi. La cura registica del resto è pressapoco la stessa, ogni cosa sembra fatta al motto di buona la prima e gli attori più che imbarazzati appaiono spaesati, soprattutto quando si parla di crisi tra un loft e l’altro. Non si capisce per quale intrallazzo la Warner abbia finito per coprodurre Ti presento un amico, ma scoprire, alla fine, che l’opera è stata realizzata con il contributo del credito d’imposta cancella ogni sorriso per il trash involontario. Non vorremmo però sembrarvi prevenuti e così citiamo le migliori battute, diligentemente appuntate durante la proiezione: «Ho visto come mi guardavi mentre mangiavi lo strüdel!» «Volevo capire se usavi la forchetta o il cucchiaino»; «Farò un corso di cucina spagnola, pare lo chef sia a metà tra Banderas e Bardem». «Allora buona paella!» «Seguro»; «Che fai stasera?» «Niente, sono disoccupata» «E a pranzo?» «Sempre niente» «Eh già, sei ancora disoccupata». Serve aggiungere altro?
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