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In un mondo migliore

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su In un mondo migliore

di gene55
8 stelle

Ancora una volta,prima di parlare del contenuto,mi vedo costretto a sottolineare l'infausto,ingannevole e pretestuoso cambio di titolo dalla versione originale.
'Haevnen' (che io pensavo,associandomi al titolo italiano,ma anche a quello inglese,significasse paradiso,anche per l'assonanza appunto all'inglese) in realta in lingua danese,significa 'Vendetta'.
Ora mi domando e dico: come sia possibile che due concetti così diversi,due spunti di riflessione diametralmente separati tra loro,arrivino a combiaciare nella traduzione nostrana??
O si arriva a pensare che 'Un mondo migliore' includa come arma necessaria,come spartiacque decisivo,il piatto che alcuni dicono andrebbe servito freddo,o il senso può essere rovesciato al contrario.
Di sicuro il titolo confonde e spiazza alcuni criteri che il film riesce,grazie alla sua forza,comunque a mostrare e a far entrare negli occhi di chi guarda.
E dunque ci accorgiamo che il (nostro) mondo migliore può essere in Africa,può essere a Londra,può essere in Danimarca e in nessuno di questi posti.
O meglio in nessun posto dove vige la noia e l'ignoranza.
In effetti di personaggi vincitori,di esempi da emulare,di 'statue' di felicità,la Bier ce ne mostra veramente poche,forse nessuna (tranne il ragazzino che si redime).
Ragazzino e ragazzini che puntano alla violenza,perchè è la strada più veloce per il sentirsi soddisfatti,per l'essere accettati.
L'unica soluzione è come sempre la famiglia,l'istruzione,il distinguere il bene ed il male a prescindere da qualsisai favola fanciullesca o messaggio biblico.
Un bene ed un male che,come i tralicci nelle mattinate di nebbia,fatichiamo a distinguere anche conoscendone a memoria la posizione,nonostante la strada percorsa mille volte.
Un contesto che toglie il fiato quello dove è ambientato la vicenda:la silenziosità e la tranquillità di certi posti spesso può portare all'esasperazione chi non è sano di mente,chi non riesce ad occupare il proprio tempo.
Susanne Bier sceglie luoghi solari,tramonti romantici a stridere con un racconto dai risvolti tragici ed asfissianti.
Coaudivata da un ottimo cast (su tutti i due ragazzi) riesce nell'impresa di entrare sottopelle,di farci porre quelle domande che solo i grandi film sanno porci,di essere ricordato come un messagio positivo (nonostante tutta la cattiveria che trasuda da ogni angolo) ed un insegnamento da mettere in pratica.
E ritornando al cambio del titolo:
se è vero che ci sono schiaffi che non fanno male,per un mondo migliore,allora,l'unica vendetta plausibile (e forse ancor più violenta) è l'indifferenza.

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