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Love Exposure

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Love Exposure

di Cappiodelsole
9 stelle

Dopo aver visto questo film, non so più bene cosa pensare del regista Sion Sono, autore di questo lungometraggio. Il motivo è che alcuni suoi film mi hanno deluso, li ho trovati pretenziosi per le ragioni che esporrò in seguito. Però registicamente ci sa fare eccome, sia come abilità tecnica che come capacità di raccontare storie. Riguardo a Love Exposure, mi esimo dal gridare al capolavoro perché riconosco alcuni grossi (ma isolati) difetti nel film. Eppure non posso fare a meno di dire che mi è piaciuto, e parecchio. Ora, poiché io non so essere discorsivo, cercherò di motivare le mie precedenti asserzioni attraverso un elenco di pregi e difetti di questo (comunque grande) film.

 

NB: prima di leggervi i seguenti punti, spero almeno che abbiate letto un po' la trama perché se no non ci capirete niente.

 

1. Incipit. L'incipit, cioè la parte del film iniziale, fino ai titoli di testa (che però, badate bene, arrivano dopo ben un'ora di pellicola!), è geniale. Punto. Un ritmo altissimo e delle invenzioni narrative incredibili ed esilaranti consentono a Sono di vendere alla grande le tematiche che poi porterà avanti nel resto del film. 

Certo, sicuramente tale risultato è aiutato anche dalle tematiche introdotte, di natura provocatoria (religione, fanatismo, perversione, peccato). In questo senso il regista è abbastanza furbo (però nel senso positivo del termine), e del resto chi ha già visto altri suoi film questo lo sa bene: a Sono piace provocare. E su questo non c'è nulla di male, anzi, è molto apprezzabile il suo coraggio.

 

2. Ritmo. Dopo l'esilarante incipit, il ritmo cala sensibilmente. Ma d'altronde è abbastanza fisiologico, soprattutto tenendo conto della durata enorme del film (4 ore). In compenso, il film non annoia mai e pian piano il ritmo riprende a crescere, fino ad arrivare al meraviglioso finale, uno dei più intensi e commoventi che abbia visto negli ultimi tempi. Nel complesso, comunque, il ritmo del film è incredibilmente alto, data anche la lunghezza, e le quattro ore di visione non sfiancano lo spettatore.

 

3. Tematiche. Tasto un po' dolente questo, ma secondo me è uno dei difetti maggiori attribuibili al cinema di Sono. Le tematiche vengono introdotte bene, il problema è il loro sviluppo poco organico, a tratti confusionario e dall'odore vagamente semplicistico. E' fondamentalmente il motivo per cui ritengo Sono un eccellente regista, ma un mediocre filosofo; eppure si ostina a scegliere tematiche filosoficamente impegnative e a svilupparle in modo grossolano.

Più che altro, spesso non si capisce dove in realtà voglia andare a parare. A coronare il tutto, la verbosità al limite del fastidioso di certe scene, per fortuna però molto meno che in altri film (Suicide Circle, Guilty of Romance).

 

4. Divertissement. Quando Sono si prende meno sul serio (esempio: l'incipit, dove le tematiche ancora non sono sviluppate) e punta più sul comico, raggiunge delle vette eccezionali. Love Exposure è pieno di scene divertenti ma in modo intelligente, magari solo apparentemente volgari. Un esempio è (udite udite) l'allenamento del protagonista Yu per fotografare le mutandine delle ragazze attraverso tecniche di Kung Fu (per non essere scoperto).

Questo aspetto del cinema di Sono funziona benissimo (molto meglio che di quello filosofeggiante), lo stesso Sono se ne è reso conto quando qualche anno dopo ha girato Why Don't You Play in Hell, riuscitissima action-comedy iperviolenta che evoca il miglior Tarantino.

 

5. Attori. Gli attori sono bravissimi, in particolare i protagonisti Nishijima e Mitsushima. Questo bisogna riconoscerlo, Sion Sono sa bene come uscir fuori il meglio dagli attori.

 

6. Colonna Sonora. Sono ha buoni gusti musicali, soprattutto in ambito di musica classica. Il problema è che generalmente non sa come metterla nei suoi film. Succederà la stessa cosa in Cold Fish e in Guilty of Romance; in questo film in particolare è il secondo movimento della Settima di Beethoven ad essere messo ripetutamente, a enfatizzare alcune scene che nulla c'entrano con il brano in sè! (esempio: la recita da parte di Yoko della lettera ai Corinzi. Ora qualcuno mi deve dire cosa c'entra con la settima di Beethoven, o anche solo se c'è un'affinità emotiva tra musica e scena. Oppure anche la scena finale)

Per fortuna, altre scelte non si rivelano così disastrose. Per esempio il Bolero di Ravel, qui il risultato che ne esce è carino tutto sommato perché il brano enfatizza bene il crescendo narrativo che porta al finale dell'incipit; ma la trovata migliore è verso la fine, nella scena all'ospedale psichiatrico, in cui la scelta di un adagio di un autore che purtroppo non conosco [se qualcuno invece lo ha riconosciuto, mi dica di che pezzo si tratta, per favore] si rivela azzeccatissima per incorniciare un istante tragicamente lirico, ai limiti delle lacrime.

 

Giudizio complessivo. Se si guarda la storia in sé, senza approfondire troppo le tematiche, il film risulta eccellente. Sono è un grande storyteller e anche l'idea dietro la trama è parecchio convincente. Il voto finale sarebbe un 8,5, ma lo approssimo volentieri con un 4 stelle e mezzo.

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