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Red

Regia di Robert Schwentke vedi scheda film

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La recensione su Red

di FilmTv Rivista
6 stelle

Bruce Willis è un “Red”, Retired Extremely Dangerous, un pensionato della Cia che sa troppe cose quindi va eliminato. Come lui, sono sulla lista nera altri ex agenti in disarmo coinvolti trent’anni prima in una operazione in Guatemala, tra i quali il saggio Morgan Freeman e il matto John Malkovich. Coinvolgono una ex dei servizi segreti britannici, Helen Mirren, e il suo letale amante ex sovietico (o ex amante sovietico) Brian Cox, ma anche una centralinista, Mary-Louise Parker, che sogna avventure alla Gioiello del Nilo. Lontanamente ispirato all’omonimo comic book WildStorm (di proprietà DC) di Warren Ellis e Cully Hamner, Red ne farà inorridire gli appassionati tanto violenza e rabbia sono state prosciugate; in compenso si ammazza e si scanna con una leggerezza a volte fastidiosa. Nonostante la cialtronaggine soprattutto visiva (tra CGI e ralenti), il film del tedesco di Stoccarda Robert Schwentke è comunque un divertimento altissimo purissimo lievissimo, con i suoi bei riferimenti al Mondo Bond (in casa del cattivo Richard Dreyfuss ce n’è uno clamoroso a Vivi e lascia morire) e gli ammiccamenti ai good old days anche cinematografici. Negli anni 70, con una storia così, si realizzavano La conversazione e I tre giorni del Condor, oggi dobbiamo accontentarci di una semplice commedia d’azione affidata alla bravura del cast. Di tutti i nostri eroi, Bruce Willis è il capo. Ma non è male neanche l’antagonista Karl Urban. Gli altri gigioneggiano come da copione, a partire dalla coppia shakespeariana Mirren & Cox, con la “regina” Helen che pare una M (di 007) in pensione, tutt’altro che doma però (che la sua finta occupazione floreale sia un rimando alla Signora Miniver di William Wyler?). Tra gli anfratti di Langley spunta persino Ernest Borgnine, in gran forma nonostante le sue splendide 94 primavere. Rispetto ai mercenari di Stallone (ingaggiati dallo stesso Willis, curiosamente), i Red si prendono meno sul serio e sono meno coatti; sorprende casomai che tutti rimpiangano la Guerra Fredda, brontolando che si stava meglio quando si stava peggio come i classici quattro pensionati, mezzi avvelenati, al tavolino.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 19 del 2011

Autore: Mauro Gervasini

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