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Oki's Movie

Regia di Hong Sang-soo vedi scheda film

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La recensione su Oki's Movie

di maurizio73
5 stelle

Quattro episodi nelle vicende di tre personaggi, due studenti ed un professore di cinema, tra loro legati da questioni professionali e sentimentali in un gioco delle parti in cui i tre interpreti sono ora protagonisti, ora autori di un gioco metacinematografico indeciso tra finzione e realtà. Nel primo ('Un giorno per incantesimo') un giovane assistente accademico e brillante autore cinematografico che regge poco l'alcol e che si mette in cattiva luce con il suo mentore confessandogli le maldicenze che girano sul suo conto, cade egli stesso vittima dello stesso clima delatorio durante un dibattito pubblico cui partecipa. Nel secondo ('Re di baci') uno studente di cinema innamorato di una sua collega, deve superare tanto le reticenze della sua amata quanto la concorrenza sentimentale del suo professore con cui l'allieva aveva avuto una relazione: ci riuscirà...a suon di baci. Nel terzo ('Dopo la tempesta di neve') l'aula vuota, a seguito delle forte nevicata, dell'ultima lezione di un professore di cinema in procinto di congedarsi  vede la presenza di soli due allievi ed il pretesto per una discussione sul significato più alto della vita e dell'arte. Nel quarto ('Oki's Movie') che dà il titolo al film, una studentessa di cinema mette in scena la rappresentazione di quella che sembra essere stata la sua esperinza sentimentale con i due uomini (un professore ed uno studente di cinema) con cui si è accompagnata durante la visita in un parco pubblico.

 

locandina

Oki's Movie (2010): locandina

 

Rappresentante di una generazione di cineasti coreani che hanno deciso di svincolarsi dalle logiche produttive dell'action thriller (ormai di maniera) made in Hong Kong quanto di una ricerca autoriale personale ma codificata (Kim Ki-Duk,Park Chan-wook), Hong Sang-soo si cimenta piuttosto in uno sperimentalismo situazionista che ricorda più da vicino John Cassavetes e le riflessioni tout court sulla natura sibillina e mistificatoria del mezzo cinematografico che sull'ingenua utopia di una rappresentazione fedele delle reali dinamiche relazionali tanto in voga negli anni '60 e che diedero origine ai tanti (e certamente più interessanti)  filoni (soprattutto europei) della Nouvelle Vogue, laddove il cinema non doveva rappresentare la vita piuttosto,come si disse, accompagnarla

 

 

Nel gioco delle parti in commedia di questa esibizione (a tratti interessante ed a tratti irritante) di una teoria cinematografica che diventa essa stessa il manifesto ed il pretesto per la sua messa in scena (bisogna pure fare un film alla fine dei discorsi e delle lezioni sul cinema!), assististiamo quindi ad una continua osmosi tra la vita ed una sua possibile rappresentazione, laddove attori,personaggi, protagonisti e autori si confondono e si scambiano i ruoli nel tentativo (riuscito?) di dirci cosa sia la vita o cosa sia il cinema, magari approfittandone per una lezione 'en passant' di un 'maître à penser' dagli occhi a mandorla che pontifica sull'uno o sull'altro sul crinale di una incipiente senilità ('Dopo la tempesta di neve'). Il cinema della vita o la vita nel cinema insomma, in un sottile e civettuolo gioco di delazioni, illazioni, passioni e relazioni in cui non si riesca più a distinguere l'uno dall'altro; nell'ardito superamento di un obsoleto concetto di cinema verità in cui la finzione diventa essa stessa più vera del vero ("ho scelto questi due attori perché cosi simili alle persone che conoscevo, fino a non poter distinguere gli uni dagli altri"). Premiato al Rotterdam International Film Festival del 2011 e pressocchè ignorato altrove.

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