Regia di Richard J. Lewis vedi scheda film
Barney Panofsky, figlio scapestrato e superficiale di un poliziotto ebreo trapiantatosi in America, trascorre la sua giovinezza in compagnia di una combriccola di amici dissoluti e spensierati quanto lui, tra relazioni con donne che lo odiano e un lavoro di produttore di telenovelas che lo deprime. Durante il ricevimento delle seconde infelici nozze incontra casualmente quella che capisce subito essere la donna della sua vita, ma la perde di vista e viene accusato di omicidio. La sua esistenza si complica, eppure, sebbene oppresso da un subdolo male, affronterà come tutti momenti felici e altri tristi.
Difficile intuire per buona parte della visione il vero bandolo della trama che si presenta sin dalle prime scene spezzettato e da' l'impressione di girare a vuoto; stesso dicasi per il titolo di cui si comincia ad intuire il significato dopo un'ora buona. Ed è a quel punto che il film del debuttante Richard J. Lewis, trasposizione dell'omonimo romanzo semiautobiografico di notevole successo editoriale del canadese Mordecai Richler, decolla sul serio, diventando coinvolgente ed emozionante, anche grazie alle ottime interpretazioni di Paul Giamatti e di Rosamunde Pike, credibili anche nel loro invecchiamento realizzato con trucchi e movenze.
Grazie all'intreccio di diversi piani temporali, la trattazione pudica di una malattia devastante come il morbo di Alzheimer diventa la chiave di lettura dell'intera vicenda, quella di un uomo comune, anonimo e mediocre per certi aspetti, la cui storia si rivela appassionante proprio perché vicina alla vita vera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta