Regia di Paul Haggis vedi scheda film
Buono finchè non sfocia nell'action movie. Ben recitato, ben diretto, scelta degli attori e scrittura dei dialoghi mai banali. Tuttavia, non bisogna farsi ingannare: la trama sembra proporre una morale anticonformista. In realtà, l'autore sta molto attento a non far passare messaggi al limite dell'anarchia. Sentimentalismo, moralismo, familismo, riabilitazione della figura paterna, naturalmente, così tipici del cinema nordamericano, determinano le svolte della trama. Si noti, a tal proposito, l'applicazione narrativa della legge del contrappasso per cui il giustizialismo è sospeso riguardo a certe categorie sociali coinvolte in attività criminali, al di là delle ragioni personali. L'originalità riguarda più la messinscena che l'idea di società. Nel senso che il regista cerca di alzare l'asticella del realismo contro certe approssimazioni convenzionali. Serve anche al processo d'immedesimazione e alla suspense. In fondo il film tratta di un uomo comune alle prese con un'esperienza straordinaria, limite. Il problema è che l'assunto dell'irrazionalità della vita sociale viene sconfessata dal razionalismo del finale. Il difetto non riguarda il sistema, che funziona al meglio - il bene da una parte e il male dall'altra - ma il caso ...che ci mette lo zampino. Nonostante ciò, Russell Crowe dimostra, ancora una volta, di essere bravo, caldo ed intenso. Alcune scene sono davvero commoventi. Avrei lasciato il finale un po' più sfumato e ardito per ragioni di autonomia intelletuale.
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