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Non lasciarmi

Regia di Mark Romanek vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Non lasciarmi

di Gangs 87
6 stelle

Il corpo serve a proteggere l'anima.
L'anima serve a proteggere la vita.
Proteggerla dal dolore, dalla gioia, dal tempo che passa incurante di quello che si porta via e inconsapevole di quello che lascia.
Kathy, Tommy e Ruth crescono insieme, in un corpo assegnatogli solo perchè gli altri se ne possano servire.
Tutti si curano della loro salute, della loro corretta nutrizione, che la mente si sviluppi senza intoppi. Nessuno però si preoccupa della loro anima.
Qualcuno ci arriva a pensare che possa esistere anche in quei corpi da mutilare e, pur di dimostrarlo, non si accorge, o almeno non si cura, di seminare nei loro cuori, alimentati da sentimenti, speranze vane e dolorose.
Se l'infanzia è sepnsierata, anche se a tratti malinconica, l'adolescenza con l'avvento della maturità e della consapevolezza, delle domande che non trovano una risposta, diventa un dramma.
Ruth, che incarna l'odio e il rancore, si insinua nella vita di Tommy, la speranza debole e irraggiungibile, da sempre legato a Kathy, la forza coraggiosa, l'anima traghettatrice.
Se siamo in grado si riuscire a sentire, veramente, il senso di questa pellicola, tratta dall'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro, ci rendiamo conto che, mentre Ruth e Tommy sono stati "creati" perchè solo i loro corpi possano essere usati, Kathy, ha il compito di vegliare sulle anime indegnamente custodite da quei corpi che le rigettano per accompagnarle fino all'inizio del loro tortuoso cammino.
Solo dopo potrà occuparsi di se stessa.
Solo dopo aver provato tutti i sentimenti a cui non si è mai ribellata, consapevole che sarebbero stati il senso di una breve ma troppo intensa esistenza.
Mark Romanek ci regala uno spezzone troppo breve per riuscire a racchiudere l'intensità di una storia che necessitava di un arricchimento di concezioni non palesate ma da ricercare esclusivamente negli sguardi e nei silenzi dei protagonisti.
Keira Knightley appare un pò appannata, cerca di contenere, con espressioni a tratti inadeguate, sensazioni troppo viscerali per non essere manifestate.
Andrew Garfield trasuda tutta la fragilità che caratterizza il suo personaggio tanto da marcare la netta debolezza rispetto alla figura imponente di Carey Mulligan sublime in un ruolo estremamente complesso che riesce a parlare con gli occhi scuri e profondi, con le lacrime che le solcano il viso immutabimente rassegnato anche quando accenna quei brevi e rari sorrisi che sono l'essenza di una speranza perduta.

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