Regia di David Fincher vedi scheda film
Autistico, con l’espressione da nerd stampata sulla faccia, Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg), ex studente di Harvard, inventore di Facebook, è il “miliardario per caso” protagonista del film di David Fincher, evento speciale al Festival di Roma 2010. In originale, The Social Network, il film ha ripreso il titolo del romanzo di Ben Mezrich, The Accidental Billionaires, raccontato dal punto di vista del socio di Zuckerberg, Eduardo Saverin (Andrew Garfield), “innamorato” respinto e sostituito dal più macho e affine Sean Parker (Justin Timberlake), il mago di Napster. Scaricare amicizie, scaricare musica, ma sempre a distanza.... “Corpi senza organi”, smaterializzati e soli davanti al computer, sempre con le cuffie alle orecchie «perché sto programmando». È questa la Storia. Come inventare il nuovo business della generazione priva di “luoghi comuni”, fare miliardi senza vendere nulla, se non le menti e le identità dei navigatori. Basta con l’illusione romantica di una Rete condivisa, gratuita e pubblica, David Fincher non ha dubbi e racconta con ritmo serrato (red cam) e dialoghi affilati (Aaron Sorkin, creatore della serie Tv The West Wing) la genesi (2004) del sito più cliccato al mondo. Misogino come sempre, il regista di Seven e Fight Club mette in scena la comunità di figli dell’alta borghesia e il piccolo genio “artista”, ebreo e “proletario”, tutti ispirati da una causa comune: classificare le studentesse più “scopabili” dell’Università di Boston. Ma le ragazze sono solo “prove di potere”, insignificanti e moleste gropie, l’obiettivo è la relazione tra futuri capitani d’industria, immersi in una corrente eroticamente eccitante. Chi arriverà primo? I prestanti e ricchi gemelli Winklevoss (entrambi interpretati da Armie Hammer), sempre secondi alle gare di canottaggio, si fanno superare da Mark Zuckerberg che trasforma il sito acchiappafemmine nel fenomeno Facebook, ma che dovrà pagare milioni di dollari (questione di proprietà intellettuale) sia a loro sia all’amico Eduardo, sedotto e abbandonato, artefice dell’algoritmo all’origine del sito. Il film alterna le sequenze al tavolo degli avvocati con l’evoluzione dinamica della creatura mobile ed espansa, da Harvard al Resto del Mondo, fino a un fotofinish di massimo cinismo. Più di Fincher che di Zuckerberg.
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