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Il cigno nero

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Il cigno nero

di LordVanPupick
8 stelle

Tra realtà e immaginazione, tra corpo e anima, perfezione e imperfezione, tra equilibrio e squilibrio si intrecciano i 4 atti dell'opera di Aronofsky. Un film dalla partitura complicata o per lo meno poco comprensibile inizialmente, proprio come avvenne nel lontano 1877, prima rappresentazione del lago dei cigni, pochi o nessuno ne colse la bellezza e il senso. Il balletto raggiunse la perfezione dopo vari cambiamenti quando Tchaikovsky ne prese possesso e lo musicò. Aronofsky fa proprio questo, "cammina sulle punte", dà musica a ciò che esiste ma non vive, a ciò che urla ma non si sente, restituisce vigore e luce al lato oscuro che se ne sta quieto e scomodo da troppo tempo nell'anima della protagonista. Cerca di raggiungere la "perfezione" , perfezione che ossessiona quest'ultima fino a portarla quasi alla morte. Si avverte che solo nella musica essa è percepibile, nella vita reale invece è un'utopia e può essere raggiunta solo con l'immaginazione. In effetti la pellicola di Aronofsky è ben lontana dalla perfezione cinematografica, suo marchio di fabbrica: sporco e "traballante" nei primi piani ma pulito e netto nei dettagli sanguinosi e impuri, insomma una chiazza che seppur smacchiata resta lì, senza imbrattare in alcun modo l'estetica del film. 

 

Nel Primo atto la figura della ballerina(Nina - N. Portman), la "fanciulla cigno", si presenta vigorosa ma instabile, sognante e sofferente, con la torbida ossessione di piacere al suo principe(Leroy - V. Cassell), per la parte nel balletto del cigno nero newyorkese. Si ha l'impressione che una svolta sia ormai vicina.

 

Il secondo atto è caratterizzato da una specie di divertissement, un "cambio di passo" che "fa cadere" involontariamente il film in un vortice di incongruenze fisiche e mentali come fosse composto in due modalità diverse e nettamente contraddittorie tra loro. Il principe (Leroy - V. Cassell) colpito dalla personalita danzante della "fanciulla cigno" sceglie proprio lei.

 

Nel Terzo atto domina la rivalità che si insinua strisciante tra le due ballerine(Lily - Mila Kunis, Nina - N. Portman). Due anime diversamente uguali che hanno un solo obiettivo comune, diventare "il cigno nero", metafora in questa sezione, dalla parte oscura dell'anima, il lato violento e rabbioso della coscienza che spinge la ballerina, in preda a evidenti allucinazioni tra cui la confusione sulla sua identità sessuale lascivamente condivisa con la rivale, a compiere atti indicibili che arrecano danno solo a se stessa.

 

Il Quarto e ultimo straziante atto, esplode in una danza infelicemente angelica. Il grado della metamorfosi mentale nel cuore della fanciulla è talmente elevato da compromettere in maniera lampante quello fisico, cosi si ha il compimento della doppia natura della ballerina che paga un prezzo per l'apparente raggiungimento della perfezione, la morte.

 

Al contrario di ciò che è comune pensare, una ballerina di danza classica, dal corpo armonioso e quasi "matematico", non è in grado di concepire il sesso poichè ella è costretta già in tenera età a cercare la perfezione, il coordinamento perfetto in ogni singolo movimento. Questa sua continua ricerca sistematica, ha spento il desiderio primordiale del suo corpo. Al contrario, il sesso è imperfezione, scoordinamento, il sesso è deformità. Una donna o ballerina difettosa, piacevolmente imprecisa è il sesso. La perfezione non è erotismo, è danza classica.

 

Giovanni Pupillo su "Black swan"

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