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Un anno da ricordare

Regia di Randall Wallace vedi scheda film

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La recensione su Un anno da ricordare

di supadany
6 stelle

Rientriamo in tutto e per tutto nel classico filone “buoni sentimenti” firmato Walt Disney, il buono (un cavallo) vince, la donna trova finalmente (contro tutto e tutti) il suo spazio nella società maschilista sgomitando con carattere e tutti “vissero felici e contenti”, ma a parte le convenzioni di rito rispettate in tutto e per tutto (quindi non aspettatevi sorpresa alcuna) in fondo si tratta di una pellicola che sa farsi seguire e tifare quando la sfida si fa calda.

Penny Chenery (Diane Lane) è la classica madre perfettina degli anni sessanta, ma quando si trova a dover gestire la tenuta di cavalli dei suoi genitori tira fuori gli artigli andando contro i desiderata degli uomini di famiglia.

S’invaghisce di un suo giovane cavallo e punta tutto su di lui, trascurando la famiglia, ed affidandosi all’allenatore spericolato Lucien Laurin (John Malkovich) lo porterà contro tutto e tutti a competere nelle gare più importanti d’america.

 

 

Pellicola preconfezionata, fin dall’inizio sappiamo dove, e come, si andrà a parare, ma poi la storia sa essere, seppur scolasticamente, incalzante e le emozioni tendono a prendere il sopravvento sul resto.

Il meglio arriva dalle corse, la visuale “inside” che viene utilizzata ci lancia nel bel mezzo della pista, gli zoccoli sollevano la terra ed il “nostro” vola più veloce del vento.

Tutto molto (indubbiamente troppo) semplice, morale di emancipazione femminile scontata (ma mai da denigrare, ieri come oggi che sia), percorso netto tra sconfitte e vittorie ed in fondo una storia vera che meritava di essere raccontata (anche se far meglio era tutto fuorchè impossibile) e che sa trasportarci sul terreno della sfida fino all’ultimo tiro di schioppo.

Dunque film non per palati fini, ma complessivamente galoppante, che crea empatia e che soprattutto porta  a tifare, con alcuni particolari ben concepiti (per esempio, il personaggio di John Malkovich vestito kitsch o il fantino che esce mezzo massacrato da alcune gare).

Scontato senza dubbio nello sviluppo, ma più che dignitoso nella sostanza.

 

Randall Wallace

Regia al servizio della storia senza particolare fantasia, ma almeno è ordinato e quando si tratta di riprendere le corse dei cavalli riesce a stimolare la partecipazione come si deve.

Diane Lane

La sua figura poco aggiunge alla lotta per l'emancipazione femminile.

Lei è ordinata e l'impegno non manca, ma alla fine non compie nemmeno miracoli di sorta.

Pienamente sufficiente.

John Malkovich

Agghindato in maniera oltremodo sgargiante non può certo offrire un'interpretazione particolare, ma almeno si fa valere nel limite del possibile.

Sufficiente.

Scott Glenn

Nonostante l'età sia assolutamente congrua, vederlo nei panni di un uomo al crepuscolo, lui da sempre dotato di tanta energia, non mi è sembrato nel ruolo più consono alle sue attitudini.

James Cromwell

Ordinato e preciso.

Dylan Walsh

Ruolo marginale fin troppo stereotipato.

Amanda Michalka

Figura tra le figlie della protagonista senza avere molte possibilità.

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