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Gli amori immaginari

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli amori immaginari

di laulilla
6 stelle

Secondo film di Xavier Dolan, che - uscito un anno dopo J'ai tué ma mère e ammesso a Cannes - si rivelò divisivo e sconcertante per alcuni critici europei, nonostante la buona accoglienza dei più giovani, bene impressionati dalle novità, dalla presenza di echi dalle arti figurative, e dalla musica che enfatizzano il racconto degli amori giovanili.

 

 

Francis (Xavier Dolan) e Marie (Monia Chokri) sono da lungo tempo legati da una solida amicizia, che ora mettono in forse dopo l’incontro con Nicholas (Niels Schneider),  giovane di straordinaria e ambigua bellezza, il cui classico volto evoca il David michelangiolesco e alcuni disegni di Cocteau.

Queste suggestioni culturali sono probabilmente all’origine del fascino che Nicholas esercita sui due giovani che, attratti da lui, cercano di entrare nelle sue grazie, che egli concede a entrambi, non tanto per l’incapacità di scegliere in amore, assecondando gli impulsi di una sessualità ancora incerta, quanto per il suo carattere narcisistico e vanesio.

In attesa delle decisioni di Nicholas, il cuore di Francis e Maria batte al ritmo suggestivo della voce di Dalida che canta Bang Bang, evocazione dell’antica loro amicizia, interrotta ora dalla rivalità amorosa.

Una breve lontananza e un successivo incontro chiarirà a ciascuno di loro la natura immaginaria e onirica dell’amore per il bel Nicholas.

 

 

 

 

Ha dichiarato più volte il regista poco più che ventenne che il tormento d’amore del film non è altro che la rappresentazione della condizione tipicamente giovanile di ossessiva infatuazione mentale che con l’amore ha poco da spartire, poiché si alimenta di immaginazione più che di realtà: basterebbero queste sue parole per negare che Jules et Jim sia stata la sua fonte di isprazione, anche se certamente il cinema di Truffaut con le sue storie d’amore malato e complicato gli è già ben noto, così come quello di altri registi europei che hanno portato sullo schermo i turbamenti e le velleità degli adolescenti (Bertolucci, ma non solo)

A salvare Les amours imaginaiires dal mélo estetizzante e dal compiaciuto formalismo – che dietro l’angolo fa capolino – è soprattutto il gioco dei colori, delle luci e dei formati, che, sottolineando l’ossessione amorosa dei giovani protagonisti, preannunciano una delle principali caratteristiche dello stile di Dolan: la sintesi di autorialità europea e dell’ intrattenimento americano, in cui la colonna sonora diventa parte non separabile dal racconto, accrescendone enfaticamente il pathos melodrammatico.

 

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