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Mediterraneo

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Mediterraneo

di LorCio
8 stelle

Nel 1941, otto soldati italiani (il navigato sergente Lo Russo, il tenente Montini che insegna in un ginnasio, l’umile Antonio Farina, il padre di famiglia Noventa, l’attendente del sergente Colasanti, lo stralunato Strazzabosco e i fratelli Munaroni) vengono sbarcati in una sperduta e placida isola della Grecia, Kastellorizo, che, come dice uno di loro, ha un’importanza strategica pari a zero. Vi restano per tre anni, trascorrendo giornate amene, divertendosi con la prostituta Vassilia e aderendo agli usi e costumi locali. Dopo l’8 settembre 1943 arrivano gli inglesi: è l’ora di ritornare. Qualcuno decide di restare.

 

Apparentemente spensierata commedia dai sapori agrodolci, forse premiata esageratamente con l’Oscar per il miglior film straniero, è un punto d’arrivo nel cinema di Gabriele Salvatores. Aiutato dalla bella sceneggiatura di Enzo Monteleone, continua il suo discorso sull’amicizia maschile nell’ambito della cosiddetta “trilogia della fuga” dopo Marrakech Express e Turnè. L’elemento di novità è costituito dal passaggio ad una dimensione storica, sulla scia della tradizione nostrana di commedie belliche, coerente comunque con la volontà di impostare un cinema dalla triplice funzione: generazionale (i sessantottini frustrati o riciclati), popolare (la commedia dei caratteri), internazionale (una storia nazionale in una cartolina estera, turistica finché si vuole). In realtà la si potrebbe risolvere molto semplicemente: guardare al passato per parlare del presente.

 

E così tutti gli accadimenti possono essere associati al lento tramonto del sol dell’avvenir rivoluzionario: e se è vero che “in tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”, questa dislocazione dei soldati lontani dall’Italia è solo la metafora di una fuga che qualcuno non vuole interrompere. Il finale, per dire, è più lamentoso che malinconico. Chissà perché, come a Marrakech, è ancora il buon Giuseppe Cederna a fermarsi nel luogo straniero. Fa macchia l’interpretazione di Diego Abatantuono che bagna il naso ai colonnelli della commedia all’italiana. Musiche di Giancarlo Bigazzi che hanno fatto scuola.

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