Regia di Ryan Murphy vedi scheda film
A volte mi domando perchè ho il gusto per il masochista e cerco di farmi del male. Sarà forse per questo che ho accettato che Erica, la mia amica, mi portasse al cinema a vedere "Eat, Pray, Love". Confesso di aver anche pensato, per cercare disperatamente dentro di me una giustificazione alla cosa, che in fondo mi sarebbe piaciuto scrivere una bella stroncatura su FilmTv.it. Il film non ha deluso le mie aspettative: è davvero così banale e lezioso da far venir l'orticaria. Liz Gilbert (Julia Roberts) è una donna in crisi. Ha sposato l'uomo sbagliato (Billy Crudup) che è rimasto antipatico come quando recitava per Tim Burton (Big Fish). Liz capisce di essere in crisi perchè la sua vita assomiglia ad una pubblicità dell'IKEA ("Ci ho messo tanta passione a scegliere la cucina, com'è possibile che ora sia così infelice" si domanda disperata). Alla scena del cambio di pannolino del bimbo della sua migliore amica (10 minuti dopo i titoli iniziali) sono infatti già annoiata a morte. Liz/Julia nel frattempo lascia il marito (emmeneomale!) e sola sul cuor della terra, viene trafitta da un raggio di sole: James Franco. E per un attimo mi rialzo dalla poltrona (dove sono sprofondata dalla scena del pannolino). Qualche minuto dopo mi rendo conto che non c'è speranza neanche per il mio James: quando infatti si scopre che è invasato di spiritualismo e si agita come un cretino davanti alla foto di una Santona Indiana, pure la sua bella presenza scade davvero nel ridicolo. Così come Javier Bardem: inguardabile. Ridatelo ai fratelli Coen, per favore. E Julia? Quando è inquadrata sembra Stephanie Forrester (è tutta colpa dell'effetto "incandescenza" che al cinema funziona meglio del Botox) e d'accordo, il sorriso più bello di Holliwood, quello che ha stregato in Pretty Woman, ma da solo non basta mica a risollevare le sorti di questo dramma esistenziale che snocciola tutti i clichè del genere, alla "Và dove ti porta il cuore". Ryan Murhpy, torna a scrivere gli episodi di Glee, che è meglio.
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