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Affetti & Dispetti (La Nana)

Regia di Sebastián Silva vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Affetti & Dispetti (La Nana)

di cantautoredelnulla
8 stelle

Raquel è una donna introversa. Nei suoi occhi - spenti - si legge la stanchezza di vent'anni spesi in un lavoro sistematico e frenetico, consumato in un appartamento di due piani, dove la reiterazione dei gesti e delle faccende domestiche sembrano avere logorato la sua vita emotiva. Dico sembrano perché in realtà non si dice mai chiaramente che Raquel un tempo non fosse così.
L'incipit in certi film dice molto, in questo caso i titoli di testa passano in silenzio e la prima scena è una ripresa statica su un angolo di cucina bianca, spoglia e neorealista. Una cucina appiattita che ci presenta l'interno di una casa e l'interiorità della donna che se ne occupa e che vive in quella stanza buona parte della giornata tra preparare e pulire.
 
Tutti a tavola vogliono festeggiare il compleanno della tata e chi la viene a chiamare è Lucas, l'unico che riesce a strappare sorrisi e una partecipazione emotiva della protagonista. Raquel dapprima non vuole seguirlo, poi si presenta e partecipa con assenza alla sua festa di compleanno. Il rapporto coi suoi datori di lavoro con cui ha condiviso l'appartamento negli ultimi vent'anni è quantomeno consumato. Il regalo che le viene fatto è disprezzato, una telefonata della madre che le vuole fare gli auguri è liquidata con freddezza in poche parole. Dagli occhi di Raquel, dall'espressione del suo viso emergono solo il forte mal di testa che la tormenta e una stanchezza infinita.
 
Il film è incentrato sulle dinamiche relazionali dei personaggi, in particolare nella prima parte del film assistiamo al rapporto tra Raquel e i suoi datori di lavoro. In famiglia tutti mancano di sensibilità nei confronti della colf, non si preoccupano di sporcare impudentemente, in particolare i due figli più grandi, Lucas e Camila. Lucas non c'è sera che non si masturbi sporcando le lenzuola e il pigiama e questo ovviamente grava sul lavoro di Raquel in maniera significativa. Camila invece è riuscita a farsi odiare da Raquel ed è al suo personaggio che viene assegnata la frase più cattiva del film: "tu sei solo una serva" rimprovera l'adolescente a Raquel quando questa decide di punirla per la sua presunzione e non le dà la merenda del mattino.
Quando Pilar scopre le foto di Raquel dove Camila è stata cancellata, il regista ci mostra con una sola ripresa non solo tutto il dolore della scoperta e il logorio del rapporto tra la figlia e Raquel, ma la scena delinea ancora di più il personaggio di Raquel che si rivela spietato e scorretto senza altro dubbio.
 
La scorrettezza di Raquel viene rappresentata ancora meglio nel suo rapporto con le altre governanti che dovrebbero aiutarla. In questi episodi in cui Raquel si mostra come una spietata stronza, il tono è decisamente comico e c'è un'analogia nella reiterazione dei soprusi di Raquel ai danni delle aiutanti e nella reiterazioni dei suoi gesti lavorativi. Raquel tratta i suoi rapporti all'interno di una spirale ripetitiva di gesti e atti a cui ricorre per difendersi dal male peggiore che ha provato: quello di essere trattata come parte della famiglia, ma senza essere, nei fatti, considerata con un minimo di premura e con interesse.
Lo scontro tra tate e l'umiliazione che Raquel riesce a inferire alla sottomessa Mercedes e alla sprezzante Sonia, rispettano uno schema di attacchi precostituito che le permettono con una certa sicurezza di perseguire costantemente l'obiettivo, passo dopo passo, di eliminare la concorrenza. L'unica che riesce a rompere questo schema e a ribaltare l'esito di tali attacchi è Lucy, il personaggio più positivo e più umano di tutto il film.
 
Quello che Silva mette bene in evidenza e che non mi è capitato di leggere nelle recensioni di questo film, è che l'azione è assolutamente neutrale. Non possiamo infatti affermare che pulire una vasca con la varechina ogni volta che una persona si fa la doccia sia un fatto negativo in assoluto, ma è il modo in cui viene vissuto dalla persona che ha fatto la doccia che gli dà una valenza negativa. Lucy, quando vede che Raquel pulisce la vasca dopo che lei si è fatta la doccia, non dà a quel gesto un valore di umiliazione nei suoi confronti, ma legge in quel gesto il malessere incredibile che Raquel porta dentro e che nessuno sa leggere. Le sue parole "ma cosa ti hanno fatto?" fanno sì che per la prima volta dall'inizio del film una persona si è preoccupata davvero di Raquel. Quando Raquel il giorno dopo chiude Lucy fuori dalla casa, come aveva fatto in precedenza con Mercedes e Sonia, Lucy non se la prende assolutamente e non legge in questo gesto un affronto nei suoi confronti, ma semplicemente si sdraia in giardino e si mette a prendere il sole. Eppure le azioni intraprese da Raquel sono le medesime, ma come si può ben notare queste azioni hanno un valore diverso in base al filtro personale di chi le affronta. E' un messaggio importante quello che dà Silva con questo film, da non sottovalutare, perché se noi ci fermassimo a chiederci perché un gesto fatto nei nostri confronti ci fa star male e cerchiamo in noi la risposta di questo malessere, senza cadere nel banale e facile tranello dell'incolpare gli altri della nostra infelicità, il nostro modo di vivere e vedere la vita probabilmente potrebbe cambiare in meglio.
 
Inutile dire come andrà a finire il film, è evidente che Lucy ha saputo non solo risplendere di un'umanità semplice e umile, ma ha saputo trasmettere anche un nuovo modo di vedere e vivere la vita. Un insegnamento molto prezioso anche per il semplice spettatore che può così trovare "la piccola bella sorpresa" in questa pellicola che è fondata sulla forza della sceneggiatura, degli attori e della regia e può fare a meno di grandi budget per risultare godibile e da conoscere, almeno per sentito dire. :D

Su Sebastián Silva

L'utilizzo della camera a mano in hd dà un aspetto quasi familiare alla pellicola. Le riprese sono fatte con dovizia, ma la camera spesso trema, ci sono imprecisioni volute che ricordano molto certi filmati familiari. Il modo di comunicare diventa così diretto, senza gli artifici a cui normalmente ci abitua il cinema. E' come se dietro la camera ci fossimo noi e questo porta inevitabilmente lo spettatore a partecipare e farsi coinvolgere dalla vicenda.

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