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Tata Matilda e il grande botto

Regia di Susanna White vedi scheda film

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La recensione su Tata Matilda e il grande botto

di mc 5
8 stelle

Il cinema è bello anche perchè permette ad ognuno di costruire la sua idea di sogno. Ed è evidente che nessuno fa lo stesso sogno, o per lo meno esistono sogni comuni a gran parte della massa di individui che va al cinema, e poi esistono i sogni che fanno in pochi. Non è certo mia intenzione sostenere che il film di cui stiamo parlando corrisponda ad un immaginario di pochi, ci mancherebbe, che anzi è da quand'è uscito che staziona nella nostra top ten degli incassi. Eppure è anche indiscutibile che la percezione diffusa e generale è quella di una pellicola disimpegnata e di mera evasione infantile; dunque un prodotto non impegnativo ed ascrivibile alla voce "cinema per ragazzi", il che implica uno sguardo "minore" e la catalogazione sotto una voce del tutto secondaria. Bene. Si dà il caso invece che per il sottoscritto questo sia un Grande Film. Girato benissimo. Fotografia splendida. Musiche funzionali. Attori al loro meglio espressivo. Sceneggiatura sapiente e frizzante. Dialoghi brillanti. Ecchissenefrega se è una vicenda elementare e con ogni evidenza fiabesca e dunque rivolta primariamente ad un pubblico infantile. Io, che bambino lo fui in epoca remota, ho assistito alla visione col sorriso improntato alla più rilassata serenità dalla prima inquadratura all'ultima. E se non fosse per quella residua briciola di dignità che m'è rimasta, sui titoli di coda (peraltro accompagnati da deliziosi disegni animati), mi sarei unito anch'io all'entusiasmo rumoroso dei bambini presenti in sala, che si è poi materializzato in uno scrosciante plebiscito d'applausi. Allora il punto è: "cos'è che fa Grande un film?". Lo stato di blockbuster acclamato campione d'incassi? No. L'esaltazione corale della critica? Macchè. La verità è che ciascuno di noi, assimilando un film, ne elabora dentro di sè non solo un giudizio, ma una interiorizzazione, una condivisione (o all'opposto una repulsione): in pratica ognuno di noi "si fa il suo film" di ciò che vede scorrere sullo schermo. Ho detto una banalità? Può darsi, ma che attiene ad una realtà: ciascuno di noi, o meglio la personalità, la cultura e la sensibilità di ognuno di noi, definiscono la Grandezza o la Pochezza di una pellicola. Prendiamo allora questo presunto "giocattolino" che è "Tata Matilda". A farne una pellicola di spessore è anche il valore morale del messaggio educativo veicolato attraverso immagini catturanti e tramite una sceneggiatura che seduce i più giovani. Ma la storia è così simpatica, e così curiosamente definita è la caratterizzazione dei personaggi, che alla fine anche un adulto non può evitare di essere coinvolto nel divertimento e nello spettacolo all'insegna del buon gusto dotato di ritmo e trovate visive sorprendenti. E qua si potrebbe, se il tempo e lo spazio non ci ponessero dei limiti, formulare una riflessione su come il cinema contemporaneo sia capace di stimolare la risata, il divertimento, la serenità d'animo. Che bagno di benessere e di belle sensazioni quando si ride alla visione di un film così semplice ed elegante! E qui, scusate ma non posso trattenermi, il mio pensiero va all'ondata di insulse volgarissime commedie americane che hanno come "mission" (in concerto con gli uffici marketing delle solite majors) quella di titillare gli istinti primitivi di un pubblico massificato, teledipendente e ignorante come una capra. Ma torniamo al nostro film. Ambiente bellissimo. La campagna inglese, tra casette rurali ed immensi campi dorati di grano; un'oasi di pace, mentre là, oltre le montagne, è in atto la guerra. Ecco, questa Guerra Mondiale, spesso nel film evocata, in realtà resta sullo sfondo, come un evento lontano da cui ogni tanto arrivano dei segnali. Subito dopo i titoli di testa, facciamo la conoscenza, sullo sfondo di una fattoria con tanto di stupendi maialini, di una famigliola (i Green), costituita da una mamma bella ma piuttosto logorata nei nervi e da tre bambini un pò troppo vivaci a cui si aggiungeranno presto i due cuginetti-ospiti provenienti dalla città. La situazione economica di mamma Green è alquanto precaria ed ella conta sulla vendita ad un agricoltore dei suddetti maialini per fare un pò di contante, ed inoltre la bella mammina deve anche dribblare l'invadenza di un antipatico e subdolo cognato che vorrebbe mettere le mani sulla fattoria. Poi entrano in ballo tanti personaggi, uno più curioso e grottesco dell'altro, tutti scritti molto bene e destinati a generare simpatia e ilarità: una signora anziana e svampita che ama sedersi sulle cacche delle mucche (!), due inquietanti "infermiere killer", un vigilante scoppiato e spassosissimo che evoca fantasiosi bombardamenti, un alto ufficiale sussiegoso, un contadino che idealizza le facoltà intellettive dei maiali, un marito al fronte dato per disperso ma che "aleggia" su tutto il film. Ma soprattutto lei, la Super Tata dai magici poteri, che "interiorizza" tutte le difficili sfide che si trova ad affrontare e risolvere. E che, volendo, è forse l'unico personaggio un pò stereotipato e prevedibile del film. E poi, impossibile non segnalare gli special guests, cioè i maialini che rimbalzano tra i rami degli alberi per poi tuffarsi in un laghetto dove, sotto gli occhi esterrefatti dei bambini -sia quelli in sala che quelli dentro lo schermo- eseguono numeri virtuosi di nuoto sincronizzato. E per finire un merlo dispettoso che fa cose irripetibili, compresa un'attitudine indecente ma che alla fine contribuirà a volgere in lieto fine un minaccioso evento conclusivo. Lo so, detta così sembra una specie di fiaba. E infatti non è altro che quello. Ma confezionato con tali buon gusto e divertito candore che non può lasciare indifferenti. Il cast, assolutamente di alto livello, è composto di attori espressivi come si trattasse di un'opera ben più seria ed impegnativa. Emma Thompson ha creduto talmente nel progetto che vi è coinvolta oltre che in veste d'attrice, anche in quelle di co-sceneggiatrice e di produttrice. Ewan Mc Gregor fa un cammeo di pochissimi minuti (è il marito presunto caduto in guerra). Ralph Finnies è un alto ufficiale dell'esercito inglese tutto chiuso nel suo gelido contegno militare. Maggie Smith è un'adorabile vecchietta eccentrica e smemorata. Rhys Ifans è straordinario nel ruolo del cognato avido e canagliesco. Quanto poi a Maggie Gyllenhaal, è pericoloso per me parlarne senza scadere nella dichiarazione d'amore. Ho quasi perso la testa per lei. Adoro questa donna, in parti uguali affascinante e piena di talento. In questo ruolo di mamma energica ma stressatissima, poi, è semplicemente magnifica. Concludendo. Non date retta a chi va cianciando di abuso di buoni sentimenti. Anzi, il film non è per nulla melenso, è ironico e brioso, nonchè montato con buon ritmo. E poi, io su certe cose la penso un pò all'antica. Tipo ad esempio l'educazione dei bambini al cinema. Volete mettere questo delizioso film con ciò che viene "comunicato" ai giovanissimi attraverso la cialtronesca e cupa saga dei Transformers?!
Voto: 8/9  

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