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Benvenuti al Sud

Regia di Luca Miniero vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Benvenuti al Sud

di Paul Hackett
4 stelle

Garbato coacervo di carinerie buoniste e risaputi luoghi comuni, "Benvenuti al sud" è una gradevole sciocchezzuola e nulla più. Il film di Luca Miniero ha tutte le carte in regola per avere un buon successo al botteghino e, non a caso, il cinema in provincia di Firenze nel quale l'ho visto lo programmava in ben tre sale diverse su orari sfalsati e con un buon riscontro di pubblico che mostrava di gradire con frequenti risate. Il fatto è che in Italia c'è da anni un forte desiderio (purtroppo raramente soddisfatto) di cinema "medio", di prodotti onesti e di buon gusto, senza le volgarità imperanti nei cinepanettoni, di film divertenti ma non troppo caustici, ben girati ma senza le pretese intellettualoidi e cerebrali di tanti presunti "artisti" della macchina da presa, film in qualche modo rassicuranti, godibili dalle più disparate fasce di popolazione per evadere con un sorriso dai grigiori delle nostre quotidianità insipide. Da questo punto di vista, bisogna ammetterlo, "Benvenuti al sud" è un prodotto ineccepibile: una regia onesta e mai presuntuosa, bravi protagonisti (quasi tutti, tra poco ci torneremo) circondati da ottimi caratteristi, una graziosa sceneggiatura favoletta piena di rassicuranti luoghi comuni che confermano i nostri pregiudizi piuttosto che metterli in discussione, qualche bella cartolina cilentana, "volemose bene" profusi a piene mani... se dal cinema cercate ottimismo, garbato intrattenimento, piacevolezza e sorrisi, correte a vedere questa pellicola di Luca Miniero e vi assicuro che non rimarrete delusi. Se siete degl'incorreggibili cinici e non vi accontentate delle innocue carinerie come il sottoscritto... beh... passate tranquillamente oltre, altrimenti vi toccherà confrontarvi con un film di una banalità e di una prevedibilità sconcertanti, capace di mettere in fila la più allucinante concentrazione di luoghi comuni che abbiate mai visto. Il sud di Miniero (discendente più o meno diretto degli spassosi bozzetti de "L'oro di Napoli" e quindi del "Così parlò Bellavista" di De Crescenzo), semplicemente, non esiste più (posto che sia mai esistito), così come voglio sperare che non esista più il nord dell'atavica diffidenza nei confronti dei "terroni". Claudio Bisio e Angela Finocchiaro sono bravi nel tratteggiare il luogo comune nordista, molto meno valida la prova della controparte sudista, con un Alessandro Siani abbastanza inadeguato (ma personalmente non l'ho mai sopportato granché) e una Valentina Lodovini bella come il sole e ancheggiante come la Sofia Loren di "Pane, Amore e..." ma in palese difficoltà con un dialetto che non le appartiene. Il film qualche risata la strappa ma le gags sono quasi sempre elementari (a tratti davvero infantili) e mai davvero pungenti. Altro dettaglio, figlio della fabbrica dei luoghi comuni messa in scena dal regista napoletano, che risulta francamente fastidioso (soprattutto per un avellinese come me) è l'insistenza con il voler identificare tutto il sud (o comunque tutta la Campania) con Napoli: per chi non lo sapesse (e Miniero sembra non lo sappia o faccia finta di non saperlo) Castellabate si trova nel Cilento, in provincia di Salerno, a ben 120 chilometri da Napoli e ben oltre 2 ore di macchina dal capoluogo regionale (per intenderci è la stessa distanza che corre tra Firenze e Bologna o tra Milano e Torino che NON mi sembra siano la stessa cosa). Il Cilento, come l'Irpinia o il Sannio, è un luogo con una propria storia e delle proprie caratteristiche ben definite: è troppo pretendere che, per una volta, queste terre vengano raccontate per quello che sono e non semplicemente "luoghi vicino Napoli"? Probabilmente pretendo troppo... voto mediocre.

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