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Dieci inverni

Regia di Valerio Mieli vedi scheda film

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La recensione su Dieci inverni

di barabbovich
8 stelle

Camilla (Ragonese) e Silvestro (Riondino) sono due giovani studenti che si conoscono nel 1999 su un vaporetto che solca la laguna veneziana. Continueranno a frequentarsi a singhiozzo fino al 2009, senza che la loro storia affettiva si trasformi mai in un'autentica storia d'amore.
Alla sua volonterosa opera prima Valerio Mieli - che come Fausto Brizzi ha tradotto su pellicola un suo romanzo - punta alto, mirando a quel modello di cinema dei sentimenti che sta a metà strada tra Un amore, l'indimenticabile capolavoro di Tavarelli, e Un cuore in inverno di Sautet. Il regista calca molto la metafora dell'apatia sentimentale della protagonista, ibernando l'intero film in una sorta di lunga, unica situazione modulata soltanto dalle minime variazioni del tempo. L'impronta autoriale di Mieli si scorge però soprattutto nelle riprese di una Venezia inconsueta e per niente turistica, fotografata benissimo da Marco Onorato, e nel tentativo di costruire il racconto secondo un'architettura ben visibile. Ma le approssimazioni - a cominciare dal titolo: gli inverni del film sono 11 - si fanno sentire soprattutto nei dialoghi, che a tratti sembrano girare a vuoto, e nel cammeo di Vinicio Capossela, del tutto ingiustificato nella parte in cui suona e canta nemmeno si trovasse sul set di in un film di Fizzarotti.  

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