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Dieci inverni

Regia di Valerio Mieli vedi scheda film

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La recensione su Dieci inverni

di mc 5
6 stelle

Questo film è stato "adottato" da gran parte della critica come un figlio e riempito di coccole e di carezze. Ho letto tutta una serie di aggettivi uno più vezzeggiativo dell'altro: insomma pare che la pellicola abbia conquistato simpaticamente tutti i recensori. Io mi permetto di dissentire parzialmente. Ferma restando la bravura dei due protagonisti (sui quali tornerò più avanti), devo confessare che il film non solo non mi ha minimamente appassionato, ma mi ha addirittura anche un pò irritato nella sua poca credibilità, e nella forzatura generale che ne caratterizza un pò tutto l'impianto narrativo. D'accordo che, da un punto di vista letterario, può essere suggestiva o comunque interessante l'idea di far svolgere la vicenda nell'arco di un decennio, ma se noi stiamo ai fatti, beh, mi sembra poco verosimile ciò che si vede, vale a dire due tizi che, sviluppata una evidente reciproca attrazione, anzichè dare ad essa un qualsivoglia seguito concreto, menano il can per l'aia per dieci lunghissimi anni; dieci anni nel cui arco di tempo i due non fanno che perdersi di vista e magari dopo un anno -per caso (!)- si ritrovano come fosse passata una settimana e riprendono tutto daccapo, per poi perdersi di nuovo per strada, e così continuamente. Bah. Suggestivo forse come espediente narrativo, ma non sta in piedi. Capisco le buone intenzioni e la sincerità del regista Valerio Mieli che ha anche scritto la sceneggiatura, ma tutta la chiave narrativa e dunque anche le personalità dei due protagonisti, sembrano troppo fragili, troppo "da romanzetto", un pò inerti, un pò esangui. Insomma, alla fine l'impressione è quella di un film che vorrebbe sfuggire dal pericolo del minimalismo (ed è uno sforzo che gli va riconosciuto) ma poi ci casca dentro in pieno. Esile, ecco la parola che non mi veniva. E quando affidi la rappresentazione di un progetto esile come questo a due attori pieni di talento, si verifica uno stranissimo corto circuito. Su un quotidiano mi è capitato di leggere una frase che, per quanto essa possa implicare una nota critica, era tuttavia posta a conclusione di una delle tante recensioni positive sul film: "una storia dove non accade quasi nulla". Ebbene, non posso che confermare. In questo film, a parte un fiume di parole (peraltro molte delle quali formano dialoghi significativi di un copione un pò "scolastico") non succede una mazza di nulla. E' tutto troppo inconsistente, troppo caruccio, troppo garbato, tanto che alla fine, anche se confezionato con brio e simpatia, produce un effetto di scarso appeal, di poco coinvolgimento. E poi c'è una cosa che mi ha irritato sul serio ( ma forse è un problema mio, perchè altri so che hanno apprezzato questo aspetto), cioè le musiche, e in particolare un tema ricorrente di pianoforte (a cui poi si aggiungono discretamente degli archi); ecco, questo "pianofortino" che scatta incontenibile ed ossessivo ogni due minuti mi ha dato un fastidio insopportabile, anche se suppongo esso abbia la funzione di sottolineare quel nulla che stava accadendo, rivestendo quel "nulla" di un senso "romantico-classicheggiante" fortemente posticcio. Michele Riondino. Un bel talento giovanile su cui il cinema italiano può decisamente contare. Lo avevo già apprezzato in "Il passato è una terra straniera", in un ruolo in cui forse si muoveva con più agio, perchè più vivido e più istrionico. E poi la sua faccia è interessante perchè (chiedo scusa per questa considerazione del tutto personale) è la tipica faccia che incontro per le strade di Bologna, quella da studente universitario fuorisede  (son quasi tutti pugliesi come lui...), quella moltitudine di giovani che anima le notti di "birra fumo e rock'n'roll" della mia città. Stessa aria da simpatico impunito, da cazzone la cui giovinezza vorrebbe spaccare il culo al mondo. Spiace soltanto che qui sia servito da dialoghi e personalità un pò evanescenti. Isabella Ragonese. Attrice che, fin dai suoi inizi, mi ha sempre appassionato perchè, curiosamente, non ho mai capito in che misura la sua indubbia bravura sia il frutto di studio tecnico ineccepibile e lavoro sul mestiere d'attrice oppure sia dovuta alla carica umana di simpatia che la natura (benevola) le ha conferito in dote. Di lei mi piace tutto. Un gran bel viso, mobile, espressivo, il viso di una giovane donna che non punta proprio nulla sua sua appariscenza (pur potendoselo permettere) ma su una gamma infinita di sfumature, cui poi si aggiunge tutto un modo di muoversi, perfino di gesticolare, che la rendono estremamente comunicativa, sia come attrice che come persona. E questa sua sorta di "fuoco interiore", inteso come istinto d'attrice, le permette di uscire vincitrice anche da un ruolo vago ed esile come quello che questa sceneggiatura incerta le ha appioppato. E inoltre non posso non prendere atto della sua tendenza a differenziare i caratteri dei personaggi prescelti, spesso appartenenti a progetti artistici lontanissimi tra loro (nel film di Crialese, in quello di Virzì che le ha dato notorietà, nell'episodio di "Oggi sposi", in quest'opera di Mieli...sono tutti ruoli e tutti pubblici di riferimento assai diversi): ovvio che solo poche attrici possono permettersi scelte così intelligentemente differenziate. Resta il fatto che due bravi attori fanno quello che possono per per dare un senso a quello che, stringi stringi, altro non è che un estenuante tira e molla sentimentale stiracchiato lungo dieci anni. Ma benedetti ragazzi, potevate anche decidervi prima, senza aspettare due lustri!! (Chiaro che sto parlando a nuora perchè suocera intenda: la suocera sarebbe Mieli...). PS: il tanto acclamato cameo di Vinicio Capossela: adoro il musicista, ma qua non ci azzecca proprio nulla, un inserto spinto dentro a forza.
Voto: 6

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