Regia di Juan Josè Campanella vedi scheda film
“Il segreto dei suoi occhi” è un dramma giallo-poliziesco di facile e accattivante canovaccio. Un intreccio sentimentale di un amore mai confessato, soffocato dalla politica. Incartocciato da flashback lunghi e fiacchi, rievocanti eventi di 25 anni prima, il racconto cerca perennemente una sua identità e un significato.
Tanto è bastato ai membri dell’Academy per attribuirgli l’Oscar come Miglior Film Straniero di quest’anno, evitando la potenza devastatrice e lucida de “Il nastro bianco” di Haneke. Una volta di più l’importanza di questo premio scricchiola sotto i colpi dell’età di coloro i quali compongono la ghenga. Il gusto dei giurati, sia che abbia a che fare con avvenimenti storici (privi di qualsiasi denuncia, per carità!) o immaginari, non ha nemmeno un barlume di criterio. Ci auguriamo che per qualcuno suoni la… Campanella.
E’ pur vero che, qua e là, il film indovina idee brillanti, grazie alle battute sagaci affidate esclusivamente al personaggio di Sandoval, interpretato da un ottimo Guillermo Francella. Alleggerisce una trama a più strati commissionando apparizioni occasionali agli assistenti dei legali che, un po’ tonti, si fanno trattar male dai superiori. Ma sono strizzate d’occhio estemporanee che vanno in senso contrario a una pellicola troppo seriosa, e tesa a una rappresentazione epica di un passato sfuggito a due poveri amanti.
La scena dell’inseguimento allo stadio, durante la partita di calcio, è girata benissimo, con senso della prospettiva e una frenetica ripresa a mano. Ricardo Darìn, già apprezzato protagonista in “Nove regine”, ha un volto affascinante ed espressivo e il regista è uno che conosce il proprio mestiere. Peccato che si adagi sui cuscini di una sceneggiatura d’intesa e non si smolli di dosso il peso di un’angoscia perpetua che affossa la credibilità di tutti i personaggi.
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