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Regia di Vincenzo Natali vedi scheda film

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superficie 213

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La recensione su Splice

di superficie 213
8 stelle

Vincenzo Natali e' un regista di genere di quelli che ormai si contano sulle dita di una mano.
Dopo il botto fatto con il poverissimo di budget  , ma pieno di idee , The Cube , il regista italo-canadese e' scivolato su progetti che non hanno riscosso alcun successo di pubblico - anche se il suo CYPHER e' uno dei film sci-fi piu' "dickiani" di sempre - ma che danno sempre l'idea di un autore che non cerca mai un approccio semplice alla materia di cui si interessa .
Natali e' uno che il "genere" lo ama ma che nel ripetere i cliche' dello stesso se ne distacca grazie ad una messa in scena riconoscibile e che rimanda piu' al cinema d'autore che a quello da blockbuster.
Questo SPLICE lo dimostra appieno.
Natali infatti gira un film che naturalmente non puo' non ricordare nella scelta di mostrare la mutazione della "carne" alcune cose del maestro Cronenberg , ma che vive di vita propria grazie ad una serie di piccole idee che rileggono il mito della (neo)costruzione in modo assolutamente innovativo e sicuramente poco gradito al grande pubblico , che magari si aspetta da questa pellicola azione ed effetti speciali a go-go , mentre qui si riflette sulla condizione della maternita' - e della (non)paternita' , incesto compreso - attarverso un film che nella seconda parte si insinua sotto pelle come solo il vero cinema distubante riesce a fare.
Natali non "disturba" tanto con le immagini - sempre di gran classe e fotografate in modo eccellente -   , ma con le azioni che i protagonisti compiono per ottenere cio' che vogliono.
L'egoismo dell'animo umano e' scandagliato grazie ad inquadrature che chiariscono molto piu' di mille parole e Natali da ottimo regista qual'e' le costruisce in modo sempre preciso, sia dal punto di vista tecnico che espressivo.
Un film ben fatto quindi , che punta molto sull'atmosfera e che dopo una prima parte piu' "classica"  - studio e nascita di una nuova vita , il mito di Shelley non muore mai - si sposta nella seconda  verso un dramma da camera - con finale tragico-horror - che si avvicina per tempi e narrazione al cinema d'autore europeo  di inizio '900.
Non a caso gli ultimi trenta minuti del film sono giostrati con grande forza grazie ad una notevole prova di attori - Polley e Brody ottimi  - , coadiuvati da delle sequenze studiate nei minimi dettagli , e grazie al distacco dello sguardo del regista verso i suoi "maledetti" personaggi , "lasciati" ad inseguire le proprie paure senza essere mai davvero capiti da chi li "guida".
Effetti speciali ben dosati e ritmo in crescendo sono altri punti favorevoli di un film riuscito in pieno - alcune piccole sbavature di sceneggiatura, specialmente nella prima parte , sono ampiamente perdonabili - e che riporta il lavoro di Natali alla giusta visibilita'.

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