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Hachiko. Il tuo migliore amico

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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La recensione su Hachiko. Il tuo migliore amico

di supadany
6 stelle

Credo che questo sia proprio il classico film destinato inesorabilmente a dividere gli spettatori tra chi viene sopraffatto dall’emozione e chi invece lo considera semplicemente una macchina pensata solo per emozionare senza badare molto al resto e senza una vera e propria esigenza alle spalle.

Personalmente mi metto a metà strada dicendo che sicuramente la pellicola offre momenti decisamente sentimentali, ma che la storia intorno si poteva costruire francamente in maniera migliore.

Hachi è un cucciolo di Akita che viene smarrito durante un lungo viaggio finendo così tra le braccia di tal Parker Wilson (Richard Gere).

Tra i due nasce subito un rapporto unico e così anche la moglie dell’uomo (Joan Allen) deve, alla lunga, desistere ed accettare il cucciolo in casa.

Hachi diventa così fedele da aspettare ogni giorno il ritorno del padrone direttamente alla stazione dei treni, anche dopo che lo stesso muore, il cane manterrà questa abitudine fino all’ultimo sospiro della sua vita.

 

 

Il problema principale del film è la sceneggiatura che non regala mai una sorpresa degna di tal nome, oltre al fatto che il finale è già ben noto prima della visione.

Insomma si dovevano trovare soluzioni diverse per reggere una storia davvero minimale (ed anche la breve durata ne è testimonianza implicita) per quanto toccante, mentre Hallstrom si concentra, e non è nemmeno la prima volta, solo ed esclusivamente sul lato emotivo della relazione tra l’uomo e il cane relegando il resto nelle retrovie o addirittura senza nemmeno pensarci.

Certo è anche vero che la storia, almeno di base, quella è, però si poteva fare comunque di più, magari evitando la visione canina in bianco e nero che non aggiunge niente se non qualche minuto in più sul totale.

Comunque per il resto è un film che regala ciò (l’unica cosa) che promette, ovvero lacrime copiose e largo spazio alla creatura più fedele all’uomo (anche di se stesso), che conquista la scena, mentre gli umani si prestano al ruolo di vero e proprio supporto con una certa sincerità.

Dunque “Hachiko” è un film che faccio fatica a valutare, potrei dire che un film così potevo farlo anche io, nel senso che non ci si inventa proprio nulla, ma in fondo il suo mestiere lo fa abbastanza bene, anche se poteva farlo meglio.

Un po’ scolastico, sicuramente commovente (fino quasi allo sfinimento). 

 

Lasse Hallström

Troppo scontato, si concentra molto su poche cose senza pensare ad un insieme più completo.

Per il resto, a parte qualche sbavatura, ottiene il risultato prefissato senza faticare troppo.

Richard Gere

Si mette a disposizione, compreso di sorrisone senza tempo, senza eccedere.

Non male.

Joan Allen

Mette la sua professionalità al servizio della vicenda.

Cary-Hiroyuki Tagawa

Sufficienza piena.

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