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Il concerto

Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film

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La recensione su Il concerto

di ZioMaro
8 stelle

Andrei Filipov (Aleksei Guskov) era l'affermato direttore d'orchestra del leggendario teatro Bolshoi di Mosca, oggi invece è uomo delle pulizie nello stesso teatro, che non ha perso la sua ispirazione musicale ma può solo sognare di dirigere quando gli orchestrali sono in prova. Epurato dal teatro assieme ai musicisti ebrei all'epoca dello stato burocratico di Breznev, la sua bacchetta è stata spezzata molti anni fa proprio durante un concerto, ferita nell'orgoglio personale e nell'ideale della musica che è stata come la frattura di un arto, che dopo anni ancora fatica a guarire. Un giorno, il caso: intercettato da Andrei, un fax da Parigi con l'invito per l'attuale orchestra di tenere un concerto al teatro Chatelet rappresenta per lui l'occasione del riscatto, per tornare in scena nella vita e sul palcoscenico. Decide di formare un'orchestra raccogliticcia composta da musicisti improvvisati, violinisti zigani e amici dei vecchi tempi, come il corpulento violoncellista Sacha, che dopo l'estromissione si trova a guidare le ambulanze (con i malati dietro che sobbalzano agli scossoni della sua guida, anche quella vigorosa come i suoi modi). L'obbiettivo è tentare ciò che sembra impossibile: suonare con la giovane e quotata solista di oggi Anne-Marie Jacquet (Melanie Laurent incantevole al punto giusto), prescelta senza esitazioni, il difficile concerto per violino di Tchaikovsky, il capolavoro più amato di un glorioso musicista nazionale, che fu brutalmente interrotto proprio all'apice di un crescendo di armonia fra orchestra e la solista di allora, l'ebrea Lea Sturm.

Radu Mihaileanu recupera ancora una volta un pezzo di Storia dimenticata del proprio popolo: questa volta è politica antisemita di Breznev, che emarginava gli ebrei nei gulag come possibili spie e sospetti oppositori. Quando i mali del passato sono endemici e difficili da guarire, la musica diventa linguaggio per riconciliarsi con la memoria e le persone che ci sono e che non ci sono più, per rendere presenti assenze e per ritornare alla vita. Quella del concerto come seduta collettiva di psicanalisi è un espediente ad alto tasso di drammaticità, un po' sopra le righe come lo è da sempre il regista sia nel dramma (“Vai e vivrai” si concludeva con un esagerato, cupo ma liberatorio urlo di dolore), che nella caricatura. I protagonisti de “Il concerto” sono degli amabili falliti che nutrono ambiziose ma sincere speranze, che realizzano scompostamente, ma con dignità: Andrei dirige un'orchestra che non prova mai perché i musicisti si assentano per fare gli affari propri, e che al momento dell'esibizione attacca stonatissima, generando il senso del ridicolo nel pubblico parigino colto e raffinato. Ma come per miracolo, trascinati dal suono del violino solista che vuole sprigionarsi e sotto la direzione di una bacchetta “ingessata”, tutti spontaneamente recuperano la loro maestria. Poi intraprenderanno un nuovo tour mondiale dopo molti anni di silenzio obbligato.

Sulla colonna sonora

Per omaggiare la colonna sonora, ecco un grande interprete che suona il grandioso finale del concerto: http://www.youtube.com/watch?v=77DgEqwRnrA .

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