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L'uomo che verrà

Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo che verrà

di MaggieC
8 stelle

La storia, di per se, sarebbe molto semplice, un tranquillo villaggio in montagna viene devastato dall'assurdità della guerra, che non ha pietà per nessuno, soprattutto per gli inermi.
La celeberrima Strage di Marzabotto.
Diritti evita la facile retorica sia di dipingere il paesino come una sorta di Paradiso Terrestre, niente favole sulla vita contadina, che ci viene raccontata nel suo crudo e affascinante realismo, dai lavori pesanti alle difficoltà in paese, dove ci sono diversi problemi, ma si respira un gran calore umano, malgrado tutto.
Ed evita di dipingere i tedeschi come mostri brutali e sanguinari e i partigiani come eroi immacolati.
Sia ben chiaro, il regista, non è neutrale e non dipinge i partigiani come banditi, come un certo revisionismo storico vuole far vedere, ne riconosce i meriti e sposa la loro lotta di liberazione, come faranno, anche se a denti stretti, anche la gente del posto, semplicemente mostra anche il loro lato umano.
Tutto è visto attraverso gli occhi di Martina( Greta Zuccheri Montanari veramente straordinaria: è la protagonista e non c'è nella lista attori...), bellissima, tenera, fragile bimba, che ha perso la voce dopo essersi vista morire il fratellino tra le braccia, lei osserva, nel suo silenzio più potente di mille parole, lo scorrere degli eventi, senza fare sconti a nessuno, ma amando con cuore sincero la sua famiglia e chi sa esserle vicino, realmente.
Non ha simpatia(e come potrebbe?)per i crudeli compagni di scuola, che la perseguitano per il suo mutismo, si distrugge i vestiti per fare i dispetti alla nonna un po' troppo all'antica, adora la zia Beniamina, con cui c'è un forte legame spirituale, adora i genitori, che sono legati tra di loro da un amore sincero e mai banale, che li porta ad avere un altro figlio, adora il compagno di scuola, l'unico che le sta vicino.
La logica contadina della famiglia di Martina evita, peraltro, di portare la piccola in un istituto di sordomuti, come vorrebbe il mercante colto ma pedofilo, perché i contadini hanno compreso che lei non parla per il dolore.
Martina vede tutto, sente tutto, ma non parla, lo fa solo attraverso i suoi scritti, in particolare un tema, che, con poche parole, dice tutto sulla brutalità e la stupidità della guerra "Ho capito che tutti vogliono ammazzare qualcuno".
Martina segue con attenzione, paura ed affetto la nuova gravidanza di mamma Lena, standole vicino nei momenti più difficili, molto toccante la scena in cui Lena, di notte, va a pregare la Madonna in una piccola cappella e la figlia la raggiunge, stando con lei tutta la notte, prima a pregare e poi sedute per terra, vicine, sull'erba.
Diritti, senza dare nessun giudizio, racconta con un'onestà impeccabile, il mondo contadino, le angherie che deve subire da parte di tutti, prima da parte dei tedeschi e poi da parte dei partigiani, lasciando questa povera gente sempre più nella miseria e nei debiti.
Spesso, durante il film, i contadini si lamentano giustamente di questa loro condizione di vittime inermi, sia tra di loro che contro l'autorità che può essere sia tedesca che italiana che religiosa.
Sacrosante le parole del padre di Martina, Armando "Vi riempite la bocca del Cristo, dimenticando noi" pronunciate davanti ad un prete, ma non erano contro quel parroco, ma altri, che, usando la tonaca, facevano quel cavolo che volevano, accumulando soldi e fregandosene del prossimo, alla faccia del messaggio di Gesù.
Durante la strage è ben noto che morì un prete e un altro divenne partigiano.
Appropriata l'idea di usare la stessa musica sia durante l'uccisione del giovane soldato tedesco, che non aveva fatto del male a nessuno, (anzi che aveva mangiato con i bimbi il pane, ma lui è il capro espiatorio, a lui viene prima fatta scavare la buca e poi ucciso con un colpo alla testa), sia durante la strage finale, dove non vengono risparmiati donne e bambini.
Se Diritti non manca, giustamente, di mostrare l'idealismo e il coraggio di alcuni partigiani, non dimentica, tuttavia, di far vedere che la violenza e la vendetta siano sempre male.
Nessuno ha il coraggio di prenderla con il nemico forte, no meglio attaccare gli inermi, loro sono più facili da colpire.
Mentre Martina tenta di salvare il suo fratellino, ogni cosa pare perdere di valore, tutto diventa brutalità, orrore e meschinità, non sembra più esserci nessun sentimento umano, con i soldati che ammazzano, distruggono e rubano, senza pietà, senza logica, senza misericordia.
Gli unici sprazzi di bagliore di umanità li cogliamo nello sguardo sconvolto di un ragazzino tedesco che si rifiuta di uccidere i bambini, nel salvataggio di Beniamina, seppur temporaneo, perché la donna, disgustata dal suo salvatore, che risparmia lei, ma uccide un bimbo che grida "Mamma, Mamma", lo pugnala al petto, venendo subito uccisa con una sventagliata di mitra.
E soprattutto lo cogliamo in Martina, che riesce a salvare l'adorato fratellino, facendogli bere il latte con un tessuto e poi andando insieme a lui in una canonica, dove vengono curati e ristorati.
Alla fine, però, Martina torna al suo villaggio, nauseata dalla vista dei soldati tedeschi che fanno del male alle donne, va a cercare la mamma e il papà, cercando il loro abbraccio per se e per il fratellino, l'abbraccio che l'aveva consolata durante il temporale, ma loro non ci sono.
Sono tutti morti.
Non esiste e non può esistere al mondo una giustificazione ad una tale ferocia perché, se si può comprendere la rabbia dei soldati tedeschi contro coloro che hanno ucciso quel ragazzino, non si può e non si vuole neanche tentare di capire perché si stermina un intero paese.
Un silenzio spettrale riecheggia in questo paese.
Un silenzio che fa paura e orrore.
E' il silenzio angosciante che fa sentire nell'aria ancora il rumore della falce della morte che è passata su tutto e tutti.
Anche su papà, che ha deciso di andarci incontro, credendo di aver perso tutto.
Martina prende il fratellino, va sotto un albero e lentamente inizia a cantare una ninna nanna, per se, per lui, che è l'Uomo che Verrà, che sia diverso, meno brutale, che ricucia le troppe ferite, in lui c'è la Speranza del Domani.

Sulla colonna sonora

Lo strazio della strage riecheggia potente grazie alla colonna sonora, impeccabile, che, come dicevano, sottolinea con le stesse identiche note la violenza di entrambi gli schieramenti.

Su Giorgio Diritti

Potente, rigorosa e coinvolgente

Su Maya Sansa

molto realista nei panni della contadina rigorosa eppure piena di cuore

Su Claudio Casadio

molto realista nei panni del contadino rigoroso eppure pieno di cuore

Su Alba Rohrwacher

sempre più brava)

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