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L'uomo che verrà

Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che verrà

di barabbovich
6 stelle

Nel dicembre del 1943 la popolazione contadina di Marzabotto, più di 700 persone tra cui moltissime donne e bambini, venne massacrata dalla furia nazista sul Monte Sole. Giorgio Diritti, che scrive e produce, rievoca quell'eccidio attraverso gli occhi di una bambina (Zuccheri Montanari) che ha smesso di parlare dopo la morte prematura del fratellino e che si fa carico della sopravvivenza del secondo.
Alla sua seconda prova da regista, Diritti conferma la sua predilezione per il racconto corale e l'osservazione antropologica della vita comunitaria. Come nel precedente, memorabile e personalissimo Il vento fa il suo giro, anche qui il regista bolognese dirige un film dal passo marcatamente autoriale, recuperando gli idiomi dell'epoca (il film è sottotitolato) e poggiando moltissimo su una cifra stilistica nella quale si vede nitidamente l'influenza di Olmi, il suo mentore. Ma è proprio questo eccesso di ambizioni da cinema d'essai a spingere il film in una dimensione oleografica e compiaciuta, fortemente descrittiva e prolissa con tanto di metafora cristologica, incapace di emozionare e con un finale telefonatissimo fin dall'inizio.
Gran premio della giuria Marc'Aurelio d'argento, Marc'Aurelio d'oro del pubblico come miglior film-BNL e premio "La meglio gioventù" alla IV edizione del festival internazionale del film di Roma (2009).

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