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Mani di velluto

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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La recensione su Mani di velluto

di cherubino
7 stelle

MANI DI VELLUTO (1979)

 

Vedere e commentare quattro film di Adriano Celentano, tra l'altro tutti sceneggiati e diretti da Castellano e Pipolo, in quaranta giorni, per chi come me in passato li ha sempre trascurati è decisamente una esagerazione.

Questo "Mani di velluto" precedette, di poco, gli altri tre  e fu anch'esso un trionfo al botteghino natalizio: il Molleggiato andava alla grande!

 

Le mani "di velluto" sono quelle di Tilli (interpretata da Eleonora Giorgi, ventiseienne e già Signora Rizzoli, avendo sposato l'editore Angelo nello stesso anno 1979): esprimono la loro delicatezza ed alta abilità nel borseggiare i passeggeri della metropolitana, ben  cinque in pochi minuti e con tecniche diverse, di cui l'ultimo è l'ingegner Guido Quiller (Adriano) che, dietro il giornale che sta leggendo, l'ha ammirata a lungo in viso e si avvede del furto appena troppo tardi: lei è già scesa, col prezioso orologio di lui; e non gli ha visto il volto.

Costui è un ricchissimo industriale inventore di un formidabile vetro blindato (o cristallo, o cos'altro) che tutte le gioiellerie adottano, perchè i ladri non possono più rubare: le vetrine non si sfondano neanche coi bazooka. Per i ladri Quiller è il demonio, ma anche per le società di assicurazione, giacchè si preferisce acquistare, seppur a carissimo prezzo, questo rivoluzionario prodotto e disdire le polizze contro i furti. Che fare, visto che gli introiti stanno crollando? Decidono, tutte d'accordo, che è necessario por rimedio a questa situazione facendosi cedere dai proprietari società e brevetto, naturalmente con un grosso sforzo economico, con l'intenzione poi di togliere quel prodotto dal mercato.

 

Non crediate che voglia continuare così fino alla fine del film: sono stato dettagliato perchè questa è l'idea base, che viene a galla dopo non tanti minuti e che mi sembra decisamente interessante. Ma è solo l'inizio del film. Lo sviluppo successivo parte da queste premesse per portare avanti una trama articolata e complicata dalla presenza di una moglie (Olga Karlatos, attrice brava ed avvenente) già separata da tempo dall'ingegnere e che si dimostrerà ben più interessata al denaro di quanto lo sia lui, di una fidanzata (Maggie) per la quale il denaro si rivelerà essere tutto (Ania Pieroni, nota a suo tempo per "Inferno" di Dario Argento e forse più per la sua lunga relazione con Bettino Craxi) e naturalmente di Tilli, educata invece a rispettare rigorosamente la tradizione di famiglia: per lei, l'uomo della vita deve essere coraggioso, intelligente e astuto.... come il suo mito Arsenio Lupin.

L'ingegner Quiller dovrà riuscire a districarsi.

 

Celentano è sicuramente all'altezza del ruolo per tutto il film, abusa meno di altre volte delle sue capacità di ballerino ma quando si esibisce è gradevole, direi che mi è sembrato più attento a "fare l'attore".

Qualche riserva ce l'ho sulla trama che, dopo l'idea iniziale che ho descritto, a mio parere avrebbe potuto prevedere sviluppi (compreso il finale) meno favolistici, evitando con ciò probabilmente anche certe cadute di ritmo che si avvertono.

 

Per quanto concerne la protagonista femminile, la cui parte è più importante in questo film rispetto ai tre da me già recensiti (°), onestamente non posso dire che la Giorgi (ovviamente ancora bella) se la sia cavata male, ma certo la sua mi è parsa un'interpretazione "senza guizzi": non all'altezza, per esempio, della Fenech in "Asso". E non aspettatevi qualcosa di piccante, è un'attrice ben diversa da quella dei primi film di sette otto anni prima, eroticoconventuali. E ha già saputo esprimersi dignitosamente oltre che nelle commedie anche in almeno tre film d'impegno (*).

 

Tra i comprimari, ruoli di un certo rilievo sono affidati al simpatico Pippo Santonastaso (il commissario) e a Gino Santercole (il fratello di Tilli). E poi c'è il nonno (non ne conosco il nome, mi sembra quello dei Brutos che prendeva gli schiaffi).(^)

Ancor più rilevante, credo, il ruolo di Benny, il maggiordomo, assai ben interpretato da John Sharp.                    

Ma vorrei anche ricordare la brevissima apparizione di Renzo Palmer, nei panni del Cardinale zio di Quiller, che gli è sufficiente per farci ricordare che si trattava di un attore di classe.

 

Circa il voto, propendo (con un minimo di arrotondamento per eccesso da 6,5/10) per le tre stelle e mezza. 

 

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(°)

"Innamorato pazzo", "Il bisbetico domato", "Asso". 

 

(*) 

"L'Agnese va a morire" di Giuliano Montaldo (1976);

"Cuore di cane" di Alberto Lattuada (1976);

"Spirale di nebbia" di Eriprando Visconti (1977).

 

(^) 

Post scriptum: Sì, è proprio lui... d'altra parte la sua "faccia da schiaffi" è indimenticabile. E il suo nome è Gianni Zullo, attore e cantante.

 

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