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Manhattan

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Manhattan

di giorgiobarbarotta
8 stelle

Manhattan inizia sulle note di George Gershwin, con la sua celeberrima "Rhapsody in Blue", meraviglioso melting pot musicale che ben rappresenta le varie facce, influenze e culture americane. Quale miglior commento sonoro a un film dedicato alla Grande Mela, icona assoluta a stelle e strisce e cuore pulsante degli Stati Uniti? Con una dichiarazione d'amore sfacciata, sagace e dal tono fintamente letterario, come fosse l'incipit di un romanzo, la voce fuori campo di Allen ci porta dentro l'anima della sua città, tramortendoci con un linguaggio vispo, ficcante, intelligente, profondo, mordace. Un atto d'amore, una confessione, una seduta psicanalitica. Tutta la pellicola sarà marcata da dialoghi di primissimo livello, da frasi celebri, riflessioni, aforismi, aneddoti, dediche, citazioni colte, botta e risposta. Uno stimolo per lo spettatore. Ma Manhattan è anche storia intrecci tra persone, tra caratteri verosimili, con personaggi e topoi dipinti dan mano ferma, mossi da passioni, attrazioni, nevrosi, debolezze, ambizioni, desideri, slanci, curiosità, vitalità. Un protagonista, Isaac Davis, quarantaduenne, tiene in piedi una relazione con una ragazza nemmeno maggiorenne, apparentemente ingenua, in realtà, forse, molto più matura e consapevole di lui. L'uomo ha alle spalle un matrimonio naufragato a causa della storia extraconiugale della ex moglie con una donna e probabilmente, a causa delle sue inadeguatezze e nevrosi. Il suo migliore amico ha un'amante, con la quale nel corso della pellicola lo stesso Isaac inizierà a frequentarsi. Nulla è da dare per scontato, in un gioco a rimpiattino diretto con maestria, apparentemente naturale eppur basato su specchi narrativi, rimandi, guizzi improvvisi. Ci sono, come nella vita reale, imprevisti, casualità, scarti del destino, dubbi dei diretti interessati, vicoli ciechi, ripensamenti, sviluppi inattesi e imprevedibili. Ci si incontra, scontra, ci si ama, si scappa. Solitudini e coppie passate al setaccio, scandagliate con grande sensibilità e attenzione, sempre con tono ironico, al contempo attento e denso di pietas. Il bianco e nero scelto dal regista aggiunge all'evolversi delle vicende un tocco di umanesimo e di universalità che risulta insieme felice intuizione artistica e scelta stilistica d'impatto, degna di nota. Ottima la fotografia che mette in risalto la città-quartiere del titolo, molto più di una semplice scelta d'ambientazione. Il brulicare dei suoi abitanti, la sua atmosfera decadente, le sue architetture uniche, la sua eterogeneità permeano il racconto. Eccellente tutto il cast degli interpreti, che si esprime al massimo delle potenzialità.

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