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Il rifugio

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Il rifugio

di maurizio73
6 stelle

Coppia di amanti dediti all'eroina viene ritrovata agonizzante dalla madre di lui nel lussuoso appartamento parigino in cui convivono. Lui muore e lei, rimasta incinta, si rifugia nella casa isolata di una assolata località di villeggiatura sull'oceano per sfuggire alle pressioni della ricca e facoltosa suocera che la vorrebbe far abortire. Raggiunta dal fratellastro del suo ex amante, porterà avanti la gravidanza instaurando con questi una relazione affettiva di delicata intensità emotiva.
Terzo e ultimo film di una trilogia 'del Lutto' (dopo 'Sotto la sabbia' del 2000 e 'Il tempo che resta' del 2005) che articola gli elementi di realismo sociale della narrazione secondo le ambiguità psicologiche e l'allusività semantica tipiche del suo cinema, Ozon ci mostra il percorso di una riabilitazione esistenziale che partendo dall'epilogo traumatico di un menage sentimentale basato sui paradisi artificiali dell'eroina si sposta verso la lenta e sofferta elaborazione di un istinto di maternità come segno di una sconosciuta continuità affettiva, oltre la naturale resistenza di un immendabile egoismo. Costruendo le simmetrie artificiose di storie personali che finiscono provvidenzialmente per intrecciarsi e alternado la esemplare contrapposizione tra morte e rinascita, abbandono e riconquista, sessualità e amore materno, si ricerca un percorso di trasformazione dell'identità in cui l'energia latente di un misterioso impulso di sopravvivenza (a se stessi, al proprio passato, ad un'ambiente sociale ostile e meschino) viene innescata dalla presenza ammaliante di un giovane virgulto di ineffabile sensibilità, il candido emissario di un riscatto umano e sociale cui avvicinarsi dapprima con ostile diffidenza e poi con la lucida consapevolezza di un sentimento intimo e segreto. Pur nella complessità dei risvolti psicologici di una firma autoriale che fa dell'ambiguità e del gioco delle apparenze il suo marchio di fabbrica e nella pretestuosa artificiosità del racconto, Ozon riesce a trasmettere il senso materico di un sensuale fisicità che media il rapporto tra i personaggi, tracciando il percorso conturbante di una vibrante emotività alla riscoperta di sentimenti condivisi, di una struggente nenia materna come filo conduttore verso il recupero di un candore infantile ormai consegnato all'oblio della maturità. Nel finale di prevedibile e straziante tenerezza il cerchio si chiude nella continuità di un figlio abbandonato affidato alle cure amorevoli di un'altro figlio abbandonato, il senso di una eredità esistenziale che segna il riscatto sociale come tragico ed estremo atto d'amore di una madre rinnegata. Bellissima la colonna sonora che scorre lungo i titoli di coda, scritta dall'attore esordiente e cantautore di professione Louis-Ronan Choisy ed interpretata da questi insieme alla co-protagonista Isabelle Carré in reale stato interessante durante le riprese. Premio speciale della giuria al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián.

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