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Inception

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Inception

di FABIO1971
8 stelle

"Qualcuno non poteva sognare una merdosissima spiaggia?".
[Cillian Murphy a Leonardo Di Caprio]


1. Incroci obbligati (possibilmente del Mago Egizio) e nessuno spoiler
Niente spoiler: come per quei celeberrimi titoli della storia del cinema in cui i grovigli del plot si rivelano parte integrante e fondamentale nel godimento della visione, anche per Inception è assolutamente condivisibile la necessità di non rivelare nulla sulle evoluzioni della vicenda. Sarebbe come svelare all'appassionato degli Incroci obbligati (rigorosamente del Mago Egizio, ovviamente, come ben comprenderà l'esperto della Settimana Enigmistica...) l'incastro fondamentale che permette di incolonnare il resto delle definizioni: passerebbe oltre, perchè il piacere è soltanto nel tentare di scovare l'arcano, è nella ricerca della soluzione (in questo caso della comprensione) e, soprattutto, nel riuscirci.

2. Protagonisti, Estrazioni, Innesti, Idee
Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è una spia industriale: un ladro, per l'esattezza, in grado di entrare nei sogni delle persone per carpire dal subconscio preziose informazioni e segreti ("Nel sogno le difese coscienti si abbassano e questo rende i pensieri vulnerabili al furto. Si chiama estrazione"). Nel suo lavoro, Cobb è il migliore sulla piazza e per questo motivo il suo nuovo cliente, Saito (Ken Watanabe), non esita a commissionargli un'impresa impossibile: l'inception, un innesto ("Se si può rubare un'idea dalla mente di un altro, perchè non se ne può innestare una?"). Cobb accetta, in cambio della possibilità, garantitagli dagli ingenti mezzi "persuasivi" a disposizione di Saito, di tornare in America dai suoi figli, dove non può rimettere piede perchè indiziato della morte di sua moglie Mal (Marion Cotillard). L'idea ("Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? È un'idea... Resistente, altamente contagiosa: una volta che un'idea si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla") da innestare è molto semplice: Maurice Fischer (Pete Postlethwaite), il principale concorrente finanziario di Saito, è in punto di morte e il figlio Robert (Cillian Murphy), in procinto di ereditare il controllo dell'impero di multinazionali del genitore, dovrà decidersi, opportunatamente "convinto" da Cobb, a smantellarlo. Da suo padre Miles (Michael Caine), docente accademico a Parigi, Cobb si fa consigliare il miglior architetto della facoltà, la giovane Ariadne (Ellen Page), dopodichè, insieme al socio Arthur (Joseph-Gordon Levitt), compone il suo team di ladri, a cui si aggregano il falsario Eames (Tom Hardy), il chimico Yusuf (Dileep Rao) e lo stesso Saito. Poi, rullo di tamburi ed è game loading...

3. Sequenze, Percezioni, Dimensioni, Congegni, Paradossi
Le premesse del "congegno", ideato per essere decifrato, smontato e rimontato fino allo sfinimento, vengono da subito esplicitate con chiarezza: i sogni si sgretolano, la percezione della realtà si confonde smarrendosi negli strati che animano la dimensione onirica, struttura in multilivelli di un videogame mentale. Inception diviene, così, avveniristica apoteosi del match ludico-cinematografico del nuovo millennio: ogni sequenza è una partita a cui lo spettatore partecipa con crescente meraviglia e divertimento, affascinato dalle geometrie e dalle regole che governano gli sviluppi del plot. Sfila, così, sullo schermo un rutilante succedersi di sequenze in cui si fondono azione, emigmi, sogni, attese ("attesa" nel senso di "pausa", vero e proprio switch "premuto" da Nolan per placare la frenesia, consentire allo sguardo di riposarsi e poi riprendere il viaggio passando al livello successivo), tutti, cioè, i momenti più convincenti del film, strutturati, come in ogni videogioco che si rispetti, come quadri via via sempre più estremi, seppur impreziositi da riferimenti e citazioni colte: le prime architetture oniriche ideate da Ariadne lungo le strade di Parigi, la fuga di Cobb nel caotico dedalo di vicoli di Mombasa, le illusioni ottiche, M. C. Escher e la scala di Penrose, qualche riuscito guizzo umoristico (come la soluzione di Saito al problema delle dieci ore del volo tra Sydney e Los Angeles), un'impossibile e virtuosistica sequenza di inseguimento automobilistico, anticipata dalla sferragliante entrata in scena di un treno, lungo le strade della metropoli, la sparatoria sulla neve, altro forsennato scenario da action movie con i fiocchi, i palazzi in disfacimento a strapiombo sulla spiaggia a evocare le visioni apocalittiche di Jean Giraud, in arte Moebius, una tra le più folgoranti matite nella storia del fumetto europeo.

4. Registi
Il precedente paragone enigmistico non è stato casuale, perchè il cinema del londinese Christopher Nolan, nelle sue enigmatiche vesti, si nutre di precisione matematica, di spettacolari sciarade, di ipnotici loop in cui reiterare colpi di scena e giochi di prestigio, di geometrie multidimensionali distorte nel Paradosso, di tattiche (il pedone degli scacchi scolpito da Ariadne), di sollecitazioni mnemoniche e romantiche sospensioni dell'incredulità, di incroci (appunto...), passaggi di livello, pause, ripartenze. E, in questo Inception più di ogni altra sua opera precedente, di reloading estremo. Il cinema di Nolan esalta il gioco, la raffinatezza formale che lo ammanta e ne nutre le sue manifestazioni visive è forgiata con certosina cura ingegneristica nei laboratori dell'industria hollywwodiana, un cinema in cui tutto è previsto fino al più insignificante dettaglio e nulla è lasciato al caso e che, proprio per questo motivo, finisce per lasciarsi risucchiare dal suo principale punto debole: l'anima scompare, il suo cuore pulsante perde battiti, le emozioni scatenate dalla visione si esprimono esclusivamente nel sobbalzo sulla poltrona, nello stupore o nel generale godimento ludico dello spettacolo, trasformandosi, paradossalmente e, per certi versi, involontariamente, in un corpus freddo, asettico, rigoroso nel dispensare artifici e nell'ostentare l'eleganza della scrittura, ma disarmante nella sua impossibilità di comunicare calore. Semplificando, il cinema di Nolan, con le naturali eccezioni del caso, si configura soltanto come il joystick di un esaltante videogame. The Prestige e questo Inception, in incubazione da dieci anni, restano i suoi titoli migliori e più suggestivi perchè alle smaglianti qualità dello spettacolo (esaltate dalla fotografia di Wally Pfister, dal montaggio di Lee Smith, dall'art direction supervisionata da Brad Ricker e, non ultima, da una colonna sonora di Hans Zimmer finalmente importante come non gli accadeva da qualche tempo, efficace sia nell'imponenza del suo tema principale che nelle incalzanti pulsazioni elettroniche che scandiscono l'incedere dell'azione) uniscono l'appassionante sapienza del "congegno" architettato: appassionante, però, soltanto perchè solletica l'elucubrazione e il rovello dell'enigmista. Il fascino principale del gioco, infatti, non è altro che la sfida con lo spettatore, mai il gioco in sè.

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