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The Blind Side

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su The Blind Side

di supadany
6 stelle

Classico film a matrice sportiva che si ispira ad una storia vera con un protagonista che emerge da una situazione personale a dir poco complicata, una tipologia di prodotto che agli americani piace da morire (ed infatti un’impegnata Sandra Bullock si è portata a casa l’Oscar come miglior attrice protagonista), ma che spesso si adagia su una strenua correttezza che finisce col risultare quasi ammorbante.

Michael Oher (Quinton Aaron) è un ragazzone che vive ai margini della società, ma grazie all’interesse della benestante Leigh Anne Tuohy (Sandra Bullock) e della sua famiglia, trova qualcuno che possa aiutarlo ad affrontare la vita.

Oltre a migliorare il rendimento scolastico, si scoprirà pure adatto al football americano e l’attenzione dei team universitari nei suoi confronti non tarderà a manifestarsi, provocando anche qualche scossone al suo equilibrio emotivo.

 

 

Vicenda che fa leva sui buoni sentimenti, rappresentati in modo fin troppo corretto, il che toglie parecchio fiato anche alle emozioni, che ovviamente scaturiscono per forza di cose da quanto narrato, ma in un modo quasi piatto.

Capisco che ci si ispiri ad una storia vera, ma non vi è quasi mai uno strappo, nemmeno di fronte alle avversità peggiori (vedasi ad esempio l’incidente in automobile), qualche riflessione anche controcorrente non avrebbe di certo guastato, pur senza snaturare la trama centrale e quindi il buonismo generale comunque imprescindibile vista la situazione ed i cambiamenti che coinvolgono il protagonista.

E di certo John Lee Hancock è un regista che oltre il compitino non sa (o non vuole) andare, decisamente meglio Sandra Bullock che dopo una carriera sorretta per lo più da commedie facilotte da botteghino, trova una (temporanea) consacrazione artistica; anche per lei si tratta di un ruolo non difficile da attuare, ma comunque si è fatta trovare nel posto giusto e poi non manca di piglio caratteriale e decisionale.

Un film che quindi non sorprende, fa il suo compito, ma senza particolari slanci (difficile trovare una scena da conservare nella memoria), un lavoro d’insieme ordinato (anche troppo) che oltre a questo non consegue molto di più e con ogni probabilità Michael Oher, e con lui chi l’ha salvato dall’oblio, avrebbe meritato qualcosa di più.

Generoso, ma scontato.

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